Jeff Bridges
Jeff Bridges

2011, Blue Note
Country

Il "Drugo" Jeff Bridges ci sa fare anche dietro il microfono!
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 05/09/11

Appassionati di cinema o no, tutti quanti si saranno imbattuti prima o poi in un film di Jeff Bridges, attivo dagli anni settanta e arrivato a vincere la statuetta degli Oscar come “miglior attore protagonista” nel 2010, grazie alla sofferta interpretazione in “Crazy Heart”, premiato anche ai Golden Globe, in cui Bridges vestiva i panni di Bad Blake, un cantante country alcolizzato e in rovina.

La cosa sorprendente è che oltre alla solita grande prova recitativa, Jeff ha dimostrato di saper cantare (e anche bene) e sfruttando la lunga amicizia con T-Bone Burnett, produttore/guru che curò la produzione della colonna sonora del film (vincendo un Oscar insieme a Ryan Bingham per la “miglior canzone originale”), nasce questo album intitolato semplicemente “Jeff Bridges”. Un titolo che probabilmente sta a indicare che il protagonista del lavoro non è Bad Blake, ma l'espressione autentica di una delle più grandi passioni di Bridges, avendo già pubblicato un album nel 2000.

Stavolta però il "Drugo" ha fatto le cose in grande, radunando un nutrito gruppo musicisti e interpreti d'eccezione, avvalendosi inoltre della maestria di T-Bone Burnett dietro la consolle. Il risultato è un godibile disco country/blues, dedicato a tutti gli amanti delle “roots” americane, tra strumenti acustici, pedal-steel, banjo e voci calde, melodie e soluzioni che attraversano tutta la grande tradizione americana con grande classe. Un disco che guarda al passato ma non annoia, riuscendo a farsi ascoltare con grande facilità anche dai semplici avventori, attirati prevalentemente dal nome sulla copertina. A ben vedere si può scorgere una certa affinità con quel capolavoro pluripremiato che porta il nome di “Raising Sand”, sempre ad opera di  T-Bone Burnett e con la coppia Robert Plant/Alison Krauss.

Certo, il buon Jeff non ha certo un'ugola paragonabile a mostri sacri della musica, ma per essere un attore prestato alla musica (non il primo e, purtroppo, nemmeno l'ultimo), il nostro si destreggia con scioltezza, offrendo una prova degna di un vero e proprio professionista, calandosi perfettamente nella parte. Non solo Bridges comunque, l'album si fa apprezzare soprattutto per una tracklist impeccabile, con l'unico episodio più spensierato messo in apertura, “What A Little Bit of Love Can Do”, scelto anche come singolo, privilegiando successivamente partiture più raccolte, tra intrecci blues che affiorano sovente, tutte di grande intensità unita a una perfezione dei suoni da manuale.

Missione riuscita e visti i nomi in campo non poteva essere altrimenti; con l'intervento di star assolute del settore (elencarle tutte sarebbe troppo lungo) e una produzione affidata a un nome che è più di una garanzia di qualità, “Jeff Bridges” è uno dei pochi lavori di “attori prestati alla musica” che non sfigura, anzi, regala minuti molto interessanti e godibili da tutti, non necessariamente fan del genere. Certamente il moniker in copertina pesa, senza il quale questa manciata di brani sarebbe finita probabilmente in secondo piano. Ma come risponderebbe il "Drugo": “Sì? Beh, questa è solo la tua opinione e basta...



01. What a Little Bit of Love Can Do

02. Falling Short

03. Everything But Love

04. Tumbling Vine

05. Nothing Yet

06. Blue Car

07. Maybe I Missed the Point

08. Slow Boat

09. Either Way

10. The Quest

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