All Else Fails
The Oracle

2011, Suicidal Bride Records
Prog Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 19/09/11

Direttamente dal Canada, gli All Else Fails, quartetto emergente ma molto ambizioso, ci presentano il loro terzo album, "The Oracle - What Was, Is, And Could Have Been", ovvero un concentrato di perizia scrittoria e ottima conoscenza della musica in quanto strumento di comunicazione. Composto da dodici tracce, "The Oracle" è un viaggio estremamente coinvolgente, che cattura l'ascoltatore dall'inizio alla fine. In un totale di 52 minuti, la formazione canadese propone un progressive metal di ottima fattura, forte di una massiccia presenza di elementi sinfonici (l'intro, o meglio, "Overture", ne è un esempio palese, che tra l'altro trae in inganno l'ascoltatore facendo pensare ad un progetto interamente sinfonico) e di un ottimo mix di elementi estremi che non stonano affatto in un ambiente un po' più raffinato come quello del progressive.

La forza maggiore dell'album sta appunto nel saper mescolare molto bene gli elementi classici dell'heavy metal con influenze moderne, come l'alternanza tra la voce pulita e quella in scream, tipica del metalcore, il tutto inserito in una cornice prog molto articolata. Nonostante la giovane età, gli All Else Fails mostrano già abbondanti capacità di composizione. Un neofita della band potrebbe ritrovarsi quanto meno spiazzato dall'abissale differenza tra l'intro e "This World In Flames", pezzo volutamente agli antipodi rispetto al precedente, che però dà subito l'idea dei toni dell'album. Un inizio molto tendente al metalcore, per poi sfociare in un'esplosione melodica nella parte centrale. Interessanti i piccoli stacchi di synth che ricordano alcuni brani dei compatrioti The Birthday Massacre. "The House At The End Of The World", uno dei brani più veloci ed energici del platter, sulla falsariga del precedente, è caratterizzato da un'alternanza continua di ritmi e da un'ottima melodia di base, anche nei momenti più "hard", ottenuti tramite l'inserimento del pianoforte.

Un occhio di riguardo per la sesta traccia, "Monster Eats Pilot", uno stranissimo e un po' estraniante intermezzo simil-industrial, nella miglior tradizione Nine Inch Nails e Tool. Tornano i synth e vengono utilizzati filtri vocali che attutiscono la voce e la rendono ovattata. Anche la seguente "The Oracle" merita un po' di attenzione, soprattutto per l'abile mix di elementi differenti che la caratterizza, tra cui un intro in stile Vangelis che le dà un vago sentore etereo. Di per sé, a parte questo passaggio elettronico, "The Oracle" è uno dei brani più classicheggianti nell'ambito metal. È anche una delle canzoni più dirette del letto, pur rimanendo nell'ambito di un disco molto complesso, ma il riff che ne compone la spina dorsale è deciso e diretto. "Rebirth", breve intermezzo composto da musica e parlato, rompe il ritmo finora molto sostenuto, che poi riprende con la traccia seguente, un brano in stile Hatebreed ben integrato nell'ambito del resto delle composizioni.


Interessante, infine, come i Nostri abbiano voluto inserire nella tracklist una splendida "This World In Flames" in versione acustica. Se l'originale si fa notare per il mood apocalittico, in questo modo la canzone si trasforma in una sorta di ballata. Inoltre, la voce che a volte sembra quasi sussurrare aiuta a creare un'atmosfera molto particolare, riportando alla mente qualche episodio di "Mer De Noms" degli A Perfect Circle (quelli un po' più lenti, come "Orestes"). Chiude una breve ma estremamente divertente "Robots!!! KOLTG" (acronimo che sta per "Robots Kind Of Like The Government"), pezzo piuttosto divertente e più che degna conclusione per un album molto interessante.

"The Oracle" non è certamente privo di difetti (gli amanti del progressive alla Dream Theater non apprezzeranno moltissimo, e nemmeno gli estimatori dell'heavy più classico saranno pienamente soddisfatti dell'ascolto), ma un lavoro estremamente complesso che richiede parecchi ascolti per essere assimilato (non aspettatevi di comprenderlo immediatamente). Ciononostante, il disco merita un certo riguardo, così come la band stessa: giovani ma capaci, gli All Else Fails sanno già come incantare i propri ascoltatori.





01. Overture
02. This World In Flames
03. Twilight Of Mankind
04. Fallen
05. The House At The End Of The World
06. Monster Eats The Pilot
07. The Oracle
08. Rebirth
09. Sludge Factory
10. Obsidian Walls
11. This World In Flames (Acoustic)
12. Robots!!! KOLTG

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