We Are The Fallen
Tear The World Down

2010, Universal Republic
Alternative Rock

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 22/09/11

Negli ultimi anni molti dei nostri lettori si saranno chiesti che fine avesse fatto il biondo e corpulento chitarrista Ben Moody dopo aver lasciato i pluriosannati Evanescence nelle mani dell'ex compagna di squadra Amy Lee nell'ottobre dell'ormai lontano 2003. Ebbene, il Nostro, dopo aver collaborato con alcune star del pop americano (tra cui ricordiamo Anastacia, Avril Lavigne e Kelly Clarkson), torna a far parlare di sé con un disco solista dalle sonorità acustiche ed avvolgenti (“All For This”, 2009), ma soprattutto grazie al progetto We Are The Fallen, annunciato nell'estate dello stesso anno. La nascita della nuova band dell'artista di Little Rock (Arkansas) genera subito grande scompiglio tra il pubblico. I motivi sono essenzialmente due: in primo luogo, il nuovo monicker dei Nostri si rifà in maniera fin troppo esplicita al titolo dell'album d'esordio internazionale degli Evanescence, quasi a voler rimarcare un'insindacabile paternità nei confronti del sound che portò gli autori di “Bring Me To Life” all'apice del successo. In secondo luogo, i We Are The Fallen possono vantare all'interno della propria line-up non soltanto il carismatico Ben, ma anche due musicisti come John LeCompt (chitarrista) e Rocky Gray (batterista), entrambi provenienti dalle fila degli Evanescence e licenziati in tronco dalla cantante Amy Lee durante il tour del 2007 (ad essi va ad aggiungersi il meno noto bassista Marty O'Brien). Tanto basta ai “nuovi arrivati” per essere messi in cattiva luce dai sostenitori più accaniti del nuovo corso musicale della bella vocalist americana.

Tuttavia, la curiosità che viene a crearsi attorno ai We Are The Fallen non è affatto poca, vuoi perché al microfono troviamo una voce calda e profonda come quella di Carly Smithson (già nota al pubblico per aver partecipato al celebre talent show nazionale American Idol), vuoi perché il singolo “Bury Me Alive”, con il suo sound ruffiano e accattivante, ottiene sin da subito un discreto successo. Certo, l'operazione copia-incolla è abbastanza palese (le sonorità sono tali e quali a quelle di “Fallen”, pur non possedendone la stessa profondità emotiva e lo stesso taglio radiofonico) ed ogni tipo di scetticismo, considerati i presupposti di cui sopra, è considerato lecito. Eppure, se la credibilità del progetto paga lo scotto di un'operazione discografica che ha tutta l'aria di essere una trovata commerciale, le premesse per produrre un full length degno di nota sembrano esserci tutte (anche perché, mentre Moody e compagni si accingono a tornare sulle scene, gli Evanescence sembrano ancora parecchio indecisi sul da farsi). L'intento iniziale della band è quello di pubblicare un nuovo brano ogni due mesi, ma il progetto sfuma dopo poco tempo, grazie ad un prestigioso contratto con la Universal Republic che consente ai Nostri di entrare in studio per produrre il loro album d'esordio intitolato “Tear The World Down”. L'album arriva nei negozi americani nel maggio del 2010, anticipato dalla versione rimasterizzata del singolo “Bury Me Alive”, per il quale viene registrato un videoclip promozionale infarcito di cliché. Poco male, se consideriamo che l'artwork dell'album ad opera di Travis Smith (la mano sapiente che ha dato vita agli indimenticabili artwork di Opeth, Katatonia e tanti altri) si presenta oscuro ed apocalittico, con l'immagine di una bambina sperduta tra le rovine di un mondo desolato.

Dopo una partenza in sordina riservata al singolo di lancio, troviamo la più ragionata “Burn”, che fa il verso alle atmosfere oscure di “Fallen”, ma rispetto agli episodi che l'hanno ispirata batte in ritirata per via di una controparte strumentale piuttosto fiacca (l'argomentazione secondo la quale i We Are The Fallen avrebbero voluto spogliarsi della componente metal degli Evanescence per abbracciare sonorità alternative rock in questo caso non reggerebbe proprio). La stessa voce della Smithson desta più di una perplessità, poiché spesso e volentieri sembra di ascoltare un'emulatrice di Amy Lee e le sue linee vocali, nonostante facciano quasi sempre il proprio dovere, non brillano per chissà quale originalità. Un bel bridge accompagnato dagli interventi degli archi non basta per salvare il brano dal più crudele anonimato. I ritmi si alzano di poco con la successiva “Paradigm”, forte di una struttura melodica più convincente e di un'anima rock più congeniale agli intenti dei Nostri, ma bisogna attendere la malinconica “Don't Leave Me Behind” per tornare a godere dello spirito autentico di “Fallen” (peccato che le strofe suonino quasi come una parodia di “Imaginary”). “Sleep Well, My Angel” è la classica ballad per voce, pianoforte ed archi con esplosione rock finale (nonostante l'autorefernzialità del brano - chi ha detto “My Immortal”? - questo è anche l'episodio più emozionante del lotto, per cui fate i vostri calcoli).

Grazie a “Through Hell” possiamo finalmente assistere a qualche evoluzione chitarristica degna di questo nome, oltre a godere di un arrangiamento elettronico ben congegnato e di un ritornello che si stampa subito in testa. “I Will Stay”, invece, rappresenta l'animo più pop rock della band, per cui lasciamoci avvolgere da una parte strumentale non troppo invadente a supporto di una bella linea vocale (va sottolineata la capacità compositiva di Ben Moody in questo ambito; non a caso i brani scritti per le cantanti di cui sopra sono diventati grandissimi successi). Purtroppo il resto del disco sfocia nel manierismo più totale, con un'anonima “Without You” affossata da una linea vocale fin troppo alta per le potenzialità di Carly ed una “St. John” che vorrebbe tanto suonare epica ed oscura ma, in fin dei conti, non è altro che una parodia americana del gothic metal di scuola europea. Chiudono la più riflessiva “I Am Only One” (ballad sinfonica che non riesce a coinvolgere a dovere l'ascoltatore) e l'interminabile titletrack, che in oltre sei minuti di durata, condensa tutti i cliché di cui i We Are The Fallen hanno voluto “far tesoro” cercando di stupire con orchestrazioni e inserti corali a dir poco ridondanti.

Del quintetto, scaricato dalla Universal Republic dopo le discrete vendite dell'album (nulla a che vedere con le cifre mastodontiche degli Evanescence), un tour nordamericano in supporto agli HIM e qualche apparizione nel vecchio continente, sembrano ormai essersi perse le tracce. Nessun lieto fine per la carriera di Ben Moody, dunque? Non sappiamo ancora dirlo con certezza. Quel che è certo è che i We Are The Fallen, nonostante gli intenti più o meno condivisibili, non hanno ottenuto il successo sperato (tant'è che nessuno sembra sentirne la mancanza) e, cosa ancor più grave, non hanno saputo raccogliere un solo granello dell'eredità dei bei tempi ormai andati...



01. Bury Me Alive
02. Burn
03. Paradigm
04. Don't Leave Me Behind
05. Sleep Well, My Angel
06. Through Hell
07. I Will Stay
08. Without You
09. St. John
10. I Am Only One
11. Tear The World Down

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