Staind
Staind

2011, Roadrunner Records
Rock/Nu Metal

Un ritorno energico e convincete che farà la gioia di tutti i fan degli Staind
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 01/10/11

Sembrava proprio che la storia degli Staind stesse per volgere verso un triste e progressivo declino. I fasti di un tempo si erano abbondantemente ridimensionati, come la qualità delle ultime uscite non proprio indimenticabili. Tutto questo fino ad oggi, fino a “Staind”, il nuovo e settimo album della band capitanata da Aaron Lewis.

Come tutti i dischi omonimi, il messaggio di fondo è sostanzialmente il ribadire la propria identità, indicare un ritorno al sound originale, cercare di rinvigorire il ricordo dei fan. Una specie di operazione nostalgia che nel caso specifico centra perfettamente il bersaglio. Gli Staind delle tante, troppe ballate, sono ora arrabbiati e concreti come quelli che popolavano i pomeriggi su MTV quando molti di noi andavano ancora a scuola. Un ritorno dunque agli Staind che seppero cavalcare il fenomeno nu metal sapendo però distinguersi, abbracciandolo senza gettarvi a capofitto, tanto che in questo “Staind” gli echi di quelle sonorità sono tuttalpiù influenze su una base rock molto robusta.

La cosa che ha salvato gli Staind in questo ritorno, è il fatto di avere uno stile molto riconoscibile e una personalità molto più spiccata di tanti altri colleghi, facendo in modo che l'album non risultasse uno scialbo amarcord, ma un inciso energico e convincente. Non mancano le sferzate come l'opener (e singolo apripista) “Eyes Wide Open”, “Not Again”, “Wannabe” (dove troviamo Snoop Dog come ospite), “Take a Breath”, o “Paper Wings”, così potente da rischiare di farvi svitare il cranio dal collo, come non mancano episodi più raccolti, in cui il mood malinconico degli Staind, sempre ben interpretato da Lewis, dona profondità al disco, una su tutte la conclusiva “Something To Remind You”, un brano nella migliore tradizione Staind.

Un album tutta sostanza, che predilige una scaletta concisa ma senza punti deboli, in cui si rimane davvero piacevolmente sorpresi dalla ritrovata verve degli americani, in equilibrio tra potenza, radiofonicità e sentimento, facendo leva sui punti di forza di sempre: riff coinvolgenti e facilmente memorizzabili e ritornelli dilatati e melodici. Di novità ovviamente non se ne trovano, come del resto non si scappa dalla canonica forma canzone, ma siamo sicuri che queste piccolezze non incideranno minimamente sulle valutazioni dei “die hard fan”, a cui l'album è rivolto quasi interamente.



01. Not Again

02. Eyes Wide Open

03. Falling

04. Wannabe

05. Throw It All Away

06. Now

07. The Bottom

08. Take A Breath

09. Paper Wings

10. Something To Remind You

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool