Talvolta, nel nome di una band non si nascondono neanche troppo le scelte stilistiche fatte: dopo aver chiarito l'origine del moniker, agli ascoltatori non sembrerà così strano imbattersi in sonorità cupe, appartenenti a quel ramo di progressive rock italiano degli anni '70 più oscuro ed esoterico. Non è un caso che i Nostri in passato abbiano omaggiato band come i Metamorfosi o i Biglietto per l'Inferno, recentemente tornata alla ribalta. Questa scelta, fatta di oscure composizioni abbastanza prolisse, ma non esageratamente complesse da un punto di vista strumentale, la si può notare in maniera piuttosto palese nella titletrack "Ballo delle Castagne", o nell'iniziale ed evocativa "Passioni Diaboliche" (che vede la partecipazione della cantante Carolina Cecchinato) o nella lunga ed aggressiva "La Terra Trema". Ad onor del vero, si può sentire una certa ridondanza nelle strutture di alcune canzoni, come se fossero delle litanie continue ed ossessive. Inoltre, la voce teatrale e ben scandita di Vinz Aquarian si occupa di rendere il tutto ancor più mistico ed intenso. Purtroppo, a volte si ha come la sensazione che manchi incisività nella voce, anche forse a causa della scelta di arricchirla di alcuni effetti vocali e di renderla piuttosto remota, rispetto agli strumenti, messi più in evidenza, con una predilezione per i suoni più ruvidi.
Fortunatamente, la produzione non ha sacrificato o messo da parte altre peculiarità della loro musica, quali il rock dalle tinte psichedeliche, con qualche vago riferimento ai Pink Floyd, oppure qualche accenno di space rock: "Omega", un brano di buona fattura, caratterizzato da svariati cambi di tempo, è un discreto esempio di prog rock che sfocia nello space rock.
"Kalachakra" è tutto sommato un album alquanto ricercato e complesso, pur con qualche difetto, si potrebbe definire piuttosto eclettico e di non facile assimilazione. Qualche ascolto in più è sufficiente per un appassionato delle sonorità per poter apprezzare questo lavoro discreto, originale e con qualche giusto tributo ai grandi del passato. I dubbi rimangono circa qualche eccesso di eclettismo in alcuni brani, che alla fine non rendono questo lavoro troppo fruibile, con il rischio che questo lavoro possa essere non capito o giudicato superficialmente. D'altronde, i nostri sono al secondo album, hanno tutto il tempo per continuare a ricercare un equilibrio ottimale. Per ora la sufficienza è stata raggiunta, l'aspetto più importante da migliorare, rigorosamente per chi scrive, è di rendere la propria musica più accessibile all'ascoltatore. Senza tradire se stessi, sia chiaro, senza dover diventare necessariamente prevedibili: si può essere eclettici, ma godibili allo stesso tempo. E' solo un percorso che richiede tempo.