Scythia
...Of Exile

2011, Asher Media
Folk Metal

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 23/10/11

Avevamo fatto la conoscenza dei canadesi Scythia in occasione dell’uscita del loro debut album “…Of War” che, invero, non aveva lasciato buonissime impressioni. Così come gli alunni guardano agli esami di recupero di settembre come ultima ancora di salvataggio, allo stesso modo ci volgiamo al quintetto e al nuovo disco denominato “…Of Exile”.

Il combo canadese combina melodie folk, enfatizzate da tastiera ed oboe, con tracce d’elementi progressive e power metal. Esattamente come il suo predecessore quindi, il sound rimane invariato e intaccato, andando ad affiancancarsi all’ormai selva di album del genere che intasano il mercato alla stregua delle autostrade italiane durate i giorni d’esodo delle vacanze estive. In questo album viene raccontata la storia di un re della terra di Scythia che, deposto dal suo trono, tenta di riconquistarlo con la sua spada indemoniata e con l’inesauribile aiuto dei guerrieri rimasti a lui fedeli. Insomma, citando un famoso libro, “niente di nuovo sul fronte occidentale”.

L’album consta di dieci tracce e la cosa a balzare immediatamente all’orecchio è il netto salto in avanti per quanto riguarda la produzione. Certamente siamo ancora distanti dai canoni e dai livelli standard a cui siamo abituati oggi, però il cambiamento è evidente. Rimane comunque la sensazione di stare ascoltando un prodotto amatoriale (sempre che questo effetto non sia voluto fortemente dalla band) e non troppo curato. La batteria è flebile e relegata in secondo piano, la prevalenza degli strumenti folk è pressante e asfissiante (d’altronde gli Scythia ne fanno la propria arma principale), le chitarre sono gli unici strumenti ad essere ben bilanciati ed equilibrati assieme alle vocals dei due cantanti. “Spirit Of The Quest” e “For The King” sono le tracce che a parer mio meritano più attenzione rispetto alle altre, più elaborate e ricche di dettagli si pongono come assi nella manica dell’album; il resto, per quanto paicevole, non colpisce e non affonda come ci si aspetterebbe da un re assai determinato a riconquistare ciò che era proprio. La voce maschile di Dave  pulita e sporca non convince del tutto e in qualche modo contribuisce a peggiorare il risultato complessivo del platter; nulla da dire invece sulla calda voce di Celine che ben si abbina a flauti e trombette varie.

Il miglioramento c’è stato ed è anche piuttosto evidente, non basta però per poter aspirare al trono del re e diventare una delle maggiori band in ambito folk metal. La strada per i canadesi Scythia è ancora lunga e irta di pericoli, ma con la giusta dose di volontà e passione i risultati non tarderanno ad arrivare. Per ora accontentiamoci di questo album che raggiunge la sufficienza risicata.




01. Prelude
02. Spirit of the Quest
03. Sleeping Village
04. Forgotten Forest
05. Fallen King
06. Voice of the Sword
07. For the King
08. Fortress
09. Dies Irae II
10. Hobarth’s Inn

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