Saviours
Death's Procession

2011, Kemado Records
Heavy Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 27/10/11

Un album che non ti aspetteresti, con tutti i pro e i contro del caso. Giunti alla loro quarta pubblicazione, gli americani Saviours tirano fuori dal cilindro un hard rock veloce e grezzo che ricorda gli albori del genere, a partire dalla copertina vagamente retrò, che richiama gli LP degli anni '70. "Death's Procession" è una sorta di macchina del tempo, un disco che riporta l'ascoltatore a sonorità che non si sentono più così spesso ma che, fino a qualche anno fa, rappresentavano la norma (basti pensare agli Iron Maiden e, soprattutto, ai Motörhead di "Ace Of Spades"). Di fatto, il sound a cui i Saviours si sono ispirati è nettamente riconoscibile, quasi un trademark per una categoria di fan che ama questo genere e che vive nella speranza che qualcuno lo riporti in auge.

Purtroppo per loro non è questa l'occasione giusta per gioire. "Death's Procession" è sì un buon disco, compatto e stilisticamente ineccepibile (in quanto contiene tutti i crismi dell'heavy metal old school, con l'aggiunta di un tono stoner che rimescola le carte e talvolta confonde l'ascoltatore con virate improvvise verso lidi un po' meno familiari), ma è anche un album su cui questo stile così old school pesa gravemente, poiché si scorge qua e là la tendenza a tirare le cose un po' troppo per le lunghe (la presenza di assoli ultra-dilatati, purtroppo, non aiuta). Il gruppo, inoltre, tende a snaturare la propria musica e le proprio canzoni, trasformandole in tracce senza un'identità precisa che alla lunga stancano. Inoltre la produzione è mantenuta su un livello di crudezza talvolta fastidioso. Non sempre l'effetto "prima prova" garantisce buoni risultati; in questo caso l'eco creato dalla forte distorsione della chitarra è decisamente fuori luogo.

Tutto sommato "Death's Procession" è un album con buoni spunti (come la prima traccia, incredibilmente veloce e accattivante), ma che cala progressivamente per toccare livelli piuttosto bassi con le ultime due canzoni. Le premesse iniziali c'erano tutte, ma, se in un primo momento l'idea è quella di avere per le mani un disco difettoso ma quanto meno buono, le aspettative vengono immancabilmente disattese sulle battute finali.





01. The Eye Obscene
02. To Grave Possessed
03. Fire Of Old
04. Earthen Dagger
05. Crete'n
06. Gods End
07. Earth's Possession & Death's Procession
08. Walk To The Light

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