Edguy
Hall of Flames

2004, AFM Records
Power Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 05/04/09

Quello che intendo scrivere nelle prossime righe, oltre alla recensione del lavoro di chiusura della AFM records e dei “suoi” edguy, è un vero e proprio tributo ad una band che nel bene o nel male è cresciuta esponenzialmente negli anni ed ha imparato dai propri errori e dalle proprie “effervescenze” giovanili come riuscire ad emergere senza snaturare la filosofia di vita che l’ha sempre contraddistinta.
Per chi, come me, ha seguito la band tedesca dagli albori, saprà senza fallo alcuno che i membri appartenenti ad essa oltre ad essere uniti per la innata passione verso il power metal più cristallino sono amici per la pelle, caratteristiche che hanno loro permesso di superare ostacoli e difficoltà di ogni sorta ma, di rimanere attaccati alla scia dei grandi nomi e di farne, oggi giorno, parte attiva.

Sometimes flames can burn brighter than everyone expects them to. Sometimes a little one can even set the whole world on fire

Dunque eccola qua la citata filosofia di vita dei teutonici, messa in pratica alla tenera età di 14 anni quando gli amichetti Tobias, Dirk e Jens si trovarono per la prima volta a suonare in una piccola band da loro formata e che, ai loro 17 anni aveva già una precisa impostazione per come doveva attraversare il presente, ora passato, verso il futuro...
Ecco la line up che resiste saldamente dal 1995, a testimoniare quanto detto:

Tobias Sammet (Voce) (Basso e Keyboards fino a Theater of Salvation)
Jens Ludwig (Chitarra)
Dirk Sauer (Chitarra )
Tobias Exxel (Basso a partire da Theater of Salvation)
Felix Bohne (Batteria)


Dagli anni che furono ad oggi, noi fan abbiamo regalato la palma del leader assoluto e consacrato del combo all’esilarante, intraprendente, esplosivo ed estroso Tobias Sammet ma sottolineo il suo enorme senso dello spirito di gruppo che lo ha visto, ad esempio nelle interviste rilasciate da due lustri a questa parte, rispondere sempre e comunque al plurale senza mai tralasciare uno e un solo componente: qualità rarissima oggi giorno.
Il 1996, anno del primo demo a nome The Savage Poetry (ristampato e rimesso a nuovo nel 2000), portò gli Edguy alla firma del contratto con la AFM e, ad un anno esatto da essa, 1997, la pubblicazione di Kingdom of Madness giustamente segnalato a tutt’oggi, come l’album più acerbo della discografia anche se non privo di qualche pezzo accattivante ed oltretutto mixato con l’aiuto di Timo Tolkki che, in quell’epoca, sedeva sul trono dorato impugnando forte e fiero lo scettro rappresentato dal sublime Visions dei suoi Stratovarius.
Il 1998 è indiscutibilmente l’anno della conferma definitiva per i galletti di Germania che con lo splendido Vain Glory Opera dalla inconfondibile copertina a sfondo verdastro con incastonato un sigillo raffigurante due creature fantasy poste una di fronte all’altra come a protezione del giglio azzurro nel cuore del disegno, eliminano qualsiasi dubbio forgiando brani maestosi quali Until we rise again, Scarlet Rose, Out of control, Vain Glory Opera ed impreziosendone due con l’innesto della voce del bardo per eccellenza: Hansi Kursch, ugola che non ha bisogno di presentazioni.
Anno nuovo e nuovo LP: è il 1999 e Theater of Salvation prova a staccarsi dal suo imponente predecessore e 2 fattori ben distinti lo dimostrano:

1) I “bimbi” cominciano a camminare da soli escludendo ospiti di lusso;
2) Tobias Exxel si aggiunge alla band come bassista lasciando a Tobias Sammet un unico compito: cantare.

Nonostante queste grosse novità, theater of salvation, anche se di poco inferiore a Vain Glory opera, si difende a spada tratta con le sue inossidabili Babylon, Wake up the king, The unbeliever e la commovente e sdolcinata Land of the miracle segno che, per i ragazzi, le porte del paradiso musicale non sono poi così lontane e difficili da schiudere.
Tour e festival a go-go cementano ulteriormente il rapporto tra i fan e gli Edguy, Sammet “tiene” il palco come pochissimi suoi colleghi riescono a fare, saltellando, correndo, disquisendo con i fan ed incitando il pubblico che diventa matematicamente il sesto elemento della band ad ogni show.
Come predetto, nel 2000 l’etichetta discografica ristampa decorosamente The Savage Poetry del quale segnalo inequivocabilmente Halloweed, Sands of Time ed Eyes of Tyrant; tre perle.
Il 2001 regala il primo singolo; Painting on the Wall seguito a ruota da Mandrake e dalla sua impostazione catchy e rocciosa allo stesso tempo; oscuro e mistico con Tears of a Mandrake, religioso con Jerusalem, impareggiabilmente “pazzo” con All the clowns, esoterico con Pharaoh e geniale con Save us now, c’è forse altro da aggiungere?
5 album in studio; è tempo di raggiungere il sogno di tutti i musicisti: la pubblicazione di un live cd che avviene nell’estate del 2003 e con Burning down the opera; summa conclusiva (per la AFM records) di una carriera sempre in crescendo.
Dimentico forse qualcosa?
Avantasia è un capitolo a parte nato dal progetto del fantasioso vocalist che tra il novembre del 2000 e l’agosto del 2002 pubblica in successione un singolo e due meravigliosi dischi porgendo ciò che un fan medio non si è mai sognato di chiedere: un disco power pieno zeppo di musicisti di eccezione rappresentati dai capisaldi del genere. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo ai giorni nostri ed al tris d’eccezione che formalmente consacra la maturità artistica raggiunta dai tedeschi con King of fools, Hellfire club e Lavatory love machine, ep, lp e singolo neonati sotto nuova luce e nuova etichetta; la neo-subentrata Nuclear Blast lasciando ahimè con l’amaro in bocca l’uscente AFM che non demorde e pubblica con una lacrima Hall of Flames, best of dei non più astri nascenti Edguy.

HALL OF FLAMES CD2
Allettato e sedotto dal secondo bonus cd presente nella lussuosa confezione in formato digipack, non resisto estraendo dal cartonato proprio quel dischetto non prima di aver aumentato il volume del mio fido car stereo.
The Devil & The Savant ebbi già modo di ascoltarla sulla mia limited edition di Mandrake ed a coloro i quali non hanno ancora avuto la fortuna di appoggiare le loro orecchie su questa hit, posso anticipare che si tratta di un mid tempo iper melodico costruito su un coro epico e sostenuto da una cavalcata di Keyboards che ricorda da vicino gli Europe di The final countdown.
Wings of a dream è invece un up tempo tra i più classici pubblicati dalla band, presente già in Kingdom of Madness e nel singolo Painting on the wall, siamo dinnanzi alla versione aggiornata nel 2001; con una produzione all’altezza ed con un Tobias Sammet più in forma che mai. Splendido il break centrale caratterizzato da un soave coro, inseguito dal vocalist, che nel momento dell’aggancio si spezza dando adito ad uno sprint finale di rara vivacità.
Tipico lento di chitarra classica For a trace of life pubblicato nel lontano ’99 della versione digipack di Theater of salvation (qualcuno se la ricorda?) che mi sento di ricordare più per le belle note di chitarra che per la prova vocale di Toby.
Ecco finalmente un brano che non avevo ancora sentito: il goliardico But Here I Am, presentato nel 1998 come bonus track sui cd giapponesi e che fa perlomeno sorridere se si prende in considerazione la scarsissima produzione applicatagli e il timbro esageratamente immaturo di Sammet che dà la netta impressione di divertirsi come un matto nel provare un vibrato che si trasforma nel finale quasi clamorosamente in uno stridulo repellente.
Geniale La Marche Des Gendarmes (uno dei miei pezzi preferiti di sempre) che, anche se non è segnalato nel booklet, potrete trovare come ghost track nel singolo di Painting on the wall. Vi esorto a reperire immediatamente questo brano che non commento per non togliere il gusto della sorpresa. Dopo un piacevole riascolto di Avantasia nella sua versione Burning down the opera, giungo finalmente ad una vera e propria chicca ad oggi irreperibile, Walk on Fighting registrata nel 1999 in uno show italiano di supporto a Theater of Salvation: splendida e divertentissima esecuzione; a voi scoprire il perché.
Il dischetto si conclude con un'altra esibizione live e questa volta si vola in oriente, precisamente in Giappone, per ascoltare una brillante Wake up the king del maggio 2002.
Mi accorgo solo ora della media section dedicata ad un paio di bellissimo wallpaper ma soprattutto a 2 video: All the clowns ed una clip imbarazzante (si fa per dire) di The Headless Game dove Tobias tenta di “insegnare” qualche parolaccia rigorosamente in inglese al pubblico americano, pensate sia così semplice e non credete forse sia capace anche di questo? Fatemi sapere…

HALL OF FLAMES CD1
Sono giunto alla fase conclusiva di questa recensione ed ecco finalmente il tanto agognato best che ad ascolto concluso mi lascia un tantino infastidito.
Troppi i cavalli di battaglia da esso escluso, da How many miles a Walk on fighting, dal brano preferito da noi italiani Babylon (e qualcuno dei lettori saprà sicuramente quale sia l’aneddoto che sta dietro alla mia affermazione) a Arrows fly, da Halloweed a Sands of time, da The Pharaoh a Fallen Angels.
Probabilmente la AFM ha deciso di inserire anche brani non utilizzati nel live Burning down the opera anche perché, un best of, sarebbe stato completato in modo troppo simile se paragonato a quel lavoro ma almeno non mancano Tears of Mandrake, Out of control, Scarlet rose, Land of the miracle e Vain glory opera che da sempre costituiscono il trademark del gruppo.
Per coloro che non avessero ancora capito che fine ha fatto Hellfire Club e concludo, faccio presente che la AFM records, come già specificato, ha esaurito il contratto relativo ai full length con Mandrake indi per qui, l’ovvia esclusione dell’ultimo lavoro nato sotto un’altra etichetta.

Hall of flames è adatto per coloro che non posseggono la discografia degli Edguy, per tutti gli altri risulterebbe una spesa superflua tenendo conto che i brani sconosciuti si contano sulle dita di una mano.
Per quanto mi riguarda, l’acquisto del doppio cd è un mio onestissimo messaggio che indica l’amore sconsiderato che provo per questa band e per la loro musica che, sono sicurissimo, Dirk, Jens, Felix e i due Tobias, non tradiranno mai.




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