Kisses From Mars
Birth Of A New Childhood

2011, Disco Dada
Post Rock

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 15/11/11

Baci Da Marte”.

Basta il nome dei Kisses From Mars a riportarci alla mente cartoline che giungono da molto, molto lontano, col loro carico di cosmica malinconia, un'immagine sbiadita e fuggevole come lo è, in un certo senso, la musica di questo quartetto tutto italiano.

Ora, se nella mente avete le aurore boreali dei Sigur Rós, vi sbagliate di grosso: il post rock di questi ragazzi è robustamente ancorato alle chitarre, protagoniste sempre assolute di tutte le composizioni nel loro pescare a piene mani dal rock psichedelico dei '70s e la malinconica dilatazione dello shoegaze dei primi '90s. Ecco, quindi, che in questo modo nascono l'arpeggio che muove “Sunset Of The Giant”, i cori trasognati che richiamano l'attenzione dell' ”Albatros”, il crepuscolo più notturno ed elettrico di “()” in “Tide” o la power ballad di più ampio respiro strutturale e melodico di “Pyramid”. L'elettronica dei synth non viene disdegnata dai ragazzi, sia per creare quell'avvolgente senso progressive, ma anche per lasciarsi andare a maggiori contemplazioni ambientali, come nella conclusione di “Sedna”. Il tutto condito da testi che tradiscono una forte ricerca mistico-letteraria, utilizzando tali nozioni come pretesti per puntare lo sguardo sul nostro esistere quotidiano, come nel caso della da poco menzionata “Sedna”, nome che deriva dalla divinità indù degli oceani che punisce l’uomo per l’incuria con cui tratta il nostro pianeta.

Il pregio di un disco come “Birth Of A New Childhood” è che non solo soddisfa appieno questa urgenza di ritrovare un sentimento di genuina spontaneità espresso nel titolo dell'opera, ma lo fa con composizioni che riescono a tenere incollata l'attenzione di noi ascoltatori, coinvolgendoci in esaltanti sali-scendi che, alle nostre orecchie, non sono tecnici, ma espressione delle nostre emozioni.

E si perdona con una certa facilità a questi ragazzi l'eccessivo barocchismo di una “Senses” (classico brano in cui si ricade nella classica trappola dell'autocompiacimento dell'essere “post”) nonché un'armonizzazione vocale che richiede una maggior cura (la stessa che, peraltro, si ritrova in sede strumentale), poiché i Kisses From Mars ci dimostrano, con questo debutto ufficiale discografico, che anche in Italia è possibile portare l’espressionismo rock ai massimi livelli di contemplativo entusiasmo.

 

Buona nuova infanzia a tutti! 





01. Wor(l)ds
02. Sunset Of The Giant
03. Albatros
04. Tide
05. Senses
06. Pyramid
07. Sedna

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