Alfonzetti
Here Comes The Night

2011, AOR Heaven
AOR

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 23/11/11

Una delle critiche più frequentemente mosse alla categoria dei recensori, siano essi di carta stampata o meno, è il voler catalogare pedissequamente qualunque prodotto o artista giunga alle loro orecchie. Una vera e un’autentica mania per qualcuno, ma anche un esercizio di stile che può risultare un utile strumento di lettura in molti casi. Dovessimo scegliere un etichetta per Matti Alfonzetti lo inseriremmo di certo fra quelli che ce l’hanno “quasi” fatta. La carriera del singer svedese è tale e quale a quella di tanti personaggi più o meno noti che hanno fatto appena in tempo ad assaporare il grande successo e che per un pelo non ci sono riusciti, vuoi per sfortuna o altro. I tour a fianco di David Lee Roth e Thunder, le collaborazioni con band importanti quali Talisman e Jagged Edge costituiscono un biglietto da visita di prim’ordine e le varie vicissitudini non hanno impedito al singer svedese di confezionare negli anni prodotti di ottimo livello contraddistinti sempre da grande professionalità.

Sulle scene da oltre venticinque anni, Alfonzetti tenta il rilancio della sua carriera solista con il terzo capitolo in studio: “Here Comes The Night” è un disco che rinverdisce i fasti del vecchio AOR da classifica, quello di band quali Europe e Whitesnake, degli svizzeri Gotthard e sopratutto del John Norum solista di “Face The Truth”. Il riferimento al gioellino del chitarrista svedese non è affatto casuale: l’iniziale “Losing You”, autentico pezzo da novanta in cui chitarre e tastiere si incastrano alla perfezione con una melodia malinconica e avvincente, sembra venire proprio da lì. Le successive “Here Comes The Night” e “Heartbreaker” strizzano l’occhio ai Whitesnake di “1987” limitandosi a svolgere il loro compito di pezzi convenzionali e ben strutturati ma che attenuano di parecchio l’impatto dell’opener. La voce calda di Alfonzetti torna prepotentemente in evidenza su “Don’t Listen To Your Heart” e “Why Can’t You Love Me”, mentre su “Lay Your Love On Me” si cimenta in una pallida imitazione del Bon Jovi più commerciale con risultati discutibili. L’up-tempo di “Rock n’ Roll Heart” suona invece come un’autentica sveglia e ci riporta su territori meno soporiferi e più bluesy.

Come nella migliore tradizione del rock radiofonico non poteva mancare la ballad strappalacrime: “Set Me Free” ancora una volta non brilla per originalità ma si lascia ascoltare alla maniera della conclusiva “I Will Never Let You Fall”, che chiude il disco un po' come era iniziato. Da citare infine la presenza di due pezzi da novanta quali Marcus Jidell degli Evergrey e Daniel Flores, due nomi che non avranno molta attinenza con l’AOR propriamente detto ma che danno ancora più spessore ad un prodotto già di per sé appetibile.

Gli amanti del rock commerciale troveranno numerosi spunti di interesse in un disco che magari non servirà  a ridisegnare i confini di un genere, ma almeno a renderlo appetibile quanto basta per gli aficionados più devoti.





01. Losing You
02. Here Comes The Night
03. I'll Wait for You
04. Heartbreaker
05. Don't Listen to Your Heart
06. Why Can't You Love Me
07. Lay Your Love on Me
08. Rock n' Roll Heart
09. Set Me Free
10. I Will Never Let You Fall

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool