Fallstaf
Bastard Sons Of A Pure Breed

2011, Asher Media
Nu Metal

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 24/11/11

Pensavate di averle viste tutte in ambito metal? Pensavate che dopo il film score metal dei Rhapsody Of Fire e il symphonic black metal dei Dimmu Borgir non ci sarebbero state altre forme di derivazione musicale? Beh, vi sbagliavate di grosso. I Fallstaf, giovane band canadese, hanno deciso di mettersi in gioco e di dare il tutto per tutto con questa folle e strampalata idea di inserire nel proprio sound, prettamente hardcore punk-crossover, i tromboni, definendo così il proprio genere brass metal, o più volgarmente trombone metal (ad essere onesti già i Satyricon avevano effettuato un concerto supportati interamente da un'orchestra di soli ottoni).

L’idea è certamente bizzarra e mai intrapresa seriamente, ma il gioco varrà la candela? Il combo canadese sarà riuscito nell’encomiabile impresa di sfondare con questo nuovo genere? Ve lo dico io: no. “Bastard Sons of a Pure Breed” consta di undici tracce che purtroppo risultano eccessivamente scontate, banali e repetitive all’inverosimile. Lo scream (che poi scream non è, ma si avvicina più ad un cantato-urlato à la Corey Taylor) di Iann è sicuramente potente e aggressivo, ma non riesce a dimostrare di possedere una marcia in più rispetto a molti altri suoi colleghi. La sezione musicale non è nemmeno così malvagia ma anche quella, purtroppo, si fossilizza sui soliti due o tre riff che sulla distanza tendono ad essere previsti anche da un ascoltatore casuale (non è un caso che uno dei brani migliori del disco sia la versione acustica di “My Deamons”).

I tromboni, parliamo dei tromboni. La sensazione è quella di strumenti messi lì un po’ a casaccio, sperando che riescano a far colpo sulla moltitudine di metalheads in circolazione, sparando nel mucchio insomma. Più volte mi sono interrogato sull’effettiva utilità di questa soluzione nei brani e su quanto essa incidesse sull’economia della band, la mia risposta è stata semplice e fulminante: nulla. Solo in un paio di occasioni gli ottoni mi sono sembrati calzare a pennello e portare qualche frizzante novità, mi riferisco a “Not Welcome” e alla conclusiva “Violent As Violence Can Be”, davvero due ottimi brani hardcore che scatenerebbero il moshpit in men che non si dica.

Quello che mi è rimasto in mano dopo l’ascolto ripetuto di “Bastard Sons Of A Pure Breed” è stato un pugno di mosche, la delusione per il più classico dei buchi nell’acqua della band canadese è molta. Un uso più sapiente degli ottoni congiunto a un migliore songwriting avrebbe sicuramente giovato alla formazione d’oltreoceano che viceversa, in questa maniera, sprofonderà nel dimenticatoio in un batter di ciglio.




01. Dark Days
02. The Cost
03. Eulogy
04. Not Welcome
05. Pull The Knife
06. My Demons (Acoustic Version)
07. 10 Years In Flames
08. The Hounds
09. Fuck The Fence
10. My Demons
11. Violent As Violence Can Be

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