Haven Denied
Illusions

2011, SG Records
Metalcore

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 26/11/11

Terzo album per i portoghesi Haven Denied, fautori di un metalcore tirato ed a tratti contorto, ma capace di ottimi spunti melodici, una caratteristica encomiabile in un mondo che sempre più spesso si esprime per grandi estremi. Con “Illusions”, la band si affaccia per la prima volta sulla scena internazionale, con dieci brani a metà strada tra l'heavy classico (che riecheggia soprattutto nelle linee vocali, intricate ma non impossibili) e un più moderno metalcore (reso palese nei tiratissimi riff di chitarra e soprattutto nei suoni che caratterizzano l'album: secchi e netti, quasi asettici). Già a partire dalle scelte di effetti e missaggio gli Haven Denied si manifestano per quello che sono, ovvero una band moderna che sta al passo coi tempi. Poco spazio ai sentimentalismi, tanto metallo e una certa dose di “cattiveria.”

“Illusions” ha di per sé molti punti a suo favore. È un album ben strutturato, ricco e pieno di ottimi spunti, ma purtroppo questi pregi, che pur sono molti e di grande valore, vengono messi in ombra da un unico macro-difetto che permea l'intero lavoro: la mancanza di un'identità precisa. Sempre più spesso, queste formazioni modern(ist)e nascono sulla scia di precursori di un certo tipo di avanguardia che hanno rimaneggiato un vecchio sound trasformandolo in qualcosa di nuovo, ma i risultati non sempre sono soddisfacenti. Non siamo propriamente di fronte ad un album mediocre o di bassa qualità, tutt'altro. “Illusions” può essere un disco piacevole per chi ama il genere, con canzoni di buona qualità come le tre che costituiscono il nucleo centrale dell'album (“Of Illunsions We Will Die”, forte di un brillante ritornello catchy che si impianta nella memoria dell'ascoltatore, “Fathers Of The Same Son” e “Mind Rapists”), ma che purtroppo navigano in un mare di anonimato che rende questo disco solo “uno dei tanti”. I debut album spesso servono proprio per identificare una band. Un disco più incisivo (quale avrebbe potuto essere questo, se tutte e dieci le traccie avessero mantenuto la qualità delle tre sopracitate) e dotato di maggiore carattere avrebbe certamente giovato a questi giovani portoghesi, quanto meno perché la loro musica lasciasse un segno più forte nella memoria dell'ascoltatore.

Le premesse per una crescita musicale ci sono tutte: la produzione e il songwriting sono molto curati, sebbene ci possano essere dei difetti sostanziali per quanto riguarda una certa ripetitività di fondo riscontrabile in brani come “Ego Crisis” o “You Used To Like” (forse tra gli episodi più heavy e meno core), ma è indubbio che questi giovani abbiano le carte in regola per fare di meglio con la propria musica (certo è che l'abuso dei filtri vocali non aiuta mai, mapersonalizza ancora di più il sound generale che la voce da alle canzoni).



01. Our Lives Are Gone
02. You Are Really A Man
03. Ego Crisis
04. Of Illusions We Will Die
05. Fathers Of The Same Sons
06. Mind Rapists
07. Deadly Memories
08. You Used To Tlike
09. Times Of Waste
10. Terminus

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