Fate
Ghost From The Past

2011, AOR Heaven
AOR

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 28/12/11

Chitarre impreziosite da virtuosismi, cori accattivanti, testi traboccanti dichiarazioni d’amore, tastiere sintetiche e pompate a dovere. Pare proprio che gli ingredienti ci siano tutti, la recensione potrebbe finire qui. No, non è una provocazione, non ce ne vogliano i cultori della scena AOR scandinava, ma  ogni tanto è bene andare alla questione delle cose senza tanti panegirici. “Ghost From The Past”, sesto studio album dei danesi Fate, è uscito da poco ma potrebbe anche non esserlo, nel senso che suona esattamente uguale a tanti altri prodotti concepiti e sfornati sul finire degli anni ‘80.

Il combo di Copenhagen, che pure in quel periodo poteva vantarsi di un certo seguito, suona al pari di molti gruppi fotocopia come la più tipica espressione dell’AOR nord europeo, tradizione gloriosa portata avanti negli anni da band come i Talisman, i Fair Warning o i connazionali Pretty Maids. Sbrigata la pratica reunion nel 2006, con questo “Ghost From The Past” la formazione danese prosegue nel tentativo di rendere attuale per quanto possibile il proprio come back. Il pedigree dei musicisti è di tutto rispetto e non serve neppure ricordarlo, ma al di là di questo si fatica non poco a trovare altri motivi d'interesse. Per quanto suonato bene e concepito da mani esperte, “Ghost From The Past” resta un disco prevedibile, irrimediabilmente infarcito di soluzioni che non brillano né per originalità né per efficacia. Intendiamoci, nessuno qui dentro considera l’AOR come un genere statico, e comunque parlando di certe sonorità l’innovazione e l’essere “in progress” non sono neppure caratteristiche imprescindibili per un buon disco: servono le melodie giuste, pezzi diretti ed efficaci, abilità esecutiva e tanto pathos, oltre a quel qualcosa di magico e indefinito che separa un pezzo normale da un gran pezzo, una band come tante da una band eccellente. Il disco è abbastanza monotono e questa caratteristica si riflette in particolare nella performance del cantante, dotato di una voce tanto squillante quanto priva di sfumature. Le chitarre invece si caratterizzano per il piglio piuttosto vivace, ma nel complesso l'album non decolla come dovrebbe, al punto che pur dopo numerosi ascolti risulta un’impresa ardua citare un solo pezzo al di sopra degli altri.

Con queste riflessioni non intendo denigrare chi in un modo o nell’altro suona da anni uguale a sé stesso: ci sono mille esempi di band più o meno famose ostinate a non spostare di una virgola il proprio sound con risultati eccellenti (risparmio i nomi che tanto sono sempre quelli). Ognuno ha il diritto di suonare il genere che più gli pare e piace, ma operazioni di questo tipo, in un’epoca in cui chiunque con un semplice click può andarsi a ripescare la storia di un genere direttamente alla fonte e nella sua forma migliore, di senso ne hanno davvero poco. Grande professionalità dunque da parte dei danesi Fate, forti di un livello tecnico prevedibilmente eccellente che, ahimè, meritava di essere impiegato meglio.



01. Children Of The Night
02. Miracle
03. Seeds Of Terror
04. Fear Of The Stranger
05. At The End Of The Day
06. All That I Want
07. Follow Your Heart
08. Daddy's Girl
09. Moving On
10. Murder
11. The Last Time
12. I Belive In Rock N Roll
13. The Other Side

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