(EchO)
Devoid Of Illusions

2011, BadMoonMan Music/Solitude Productions
Doom

Una moderna, stupenda sinfonia per le nostre Apocalissi interiori
Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 03/01/12

Doom metal... ma non solo: siamo certi che i bresciani (Echo) non abbiano composto la loro opera prima per aggregarsi senza troppe pretese ai propri padri ispiratori, quanto, piuttosto, per mostrare al mondo intero una nuova, personalissima chiave di lettura del genere portato alla ribalta nella terra d'Albione nel corso della prima metà degli anni '90. L'esperienza, in questo caso, gioca un ruolo importantissimo nel sottolineare la cura per il dettaglio profusa nella realizzazione del disco: nonostante il monicker possa risultare sconosciuto alla stragrande maggioranza degli appassionati, il sestetto nostrano si presenta al “grande pubblico” del metal con un curriculum di tutto rispetto, grazie al quale scopriamo che il disco in esame è stato registrato presso due prestigiosi studi anglosassoni sotto la guida di Greg Chandler (chitarrista e vocalist degli Esoteric) e che gli (Echo) possono già vantare una fitta attività live come support act di band acclamate del settore (Agalloch, Esoteric, October tide, Daylight Dies e tanti altri).

Devoid Of Illusions” ci travolge letteralmente, negli ultimi istanti di vita di un ormai defunto 2011, grazie ad un songwriting ispiratissimo, figlio della più destabilizzante angoscia e di plumbee atmosfere riconducibili ad una sorta di romanticismo post-moderno. Come dicevamo, non c'è solo doom in questo full-length, dove abbondano gli inserti melodici, con il synth e il pianoforte di Simone Mutolo, abilissimo nel tracciare gotici scenari di malinconia e perdizione, così come il retrogusto psichedelico che sgorga dagli assoli e dai muri di chitarra di Mauro Ragnoli e Simone Saccheri. Non mancano infine, com'era lecito aspettarsi, influenze “borderline” come il postcore e lo sludge, elementi che ben si adattano all'impatto claustrofobico dei nove brani in scaletta. Il sound dei Nostri non concede un solo attimo di tregua e cattura l'ascoltatore in un'estenuante spirale di emozioni: la musica degli (EchO) è come una spaventosa entità oscura che avanza tra le ombre, ci afferra per le viscere contorcendole sotto la sua morsa feroce, per abbandonarci, di tanto in tanto, in un lago di lucida follia, dove gli incubi del passato riemergono dalle tenebre per infestare i nostri ultimi attimi di calma apparente.

Come sotto l'effetto di un macabro sortilegio, la dolce malinconia degli ultimi Anathema e dei Katatonia viene trasfigurata dalle camaleontiche vocals di Antonio Cantarin, tanto abile nel tessere le sue funeste e raffinate melodie, quanto feroce nell'abbattersi sull'ascoltatore con un growl ferino e primordiale. Così i piccoli capolavori si susseguono l'uno dopo l'altro, tra gli squarci pianistici à la My Dying Bride di “Unforgiven March”, la marcia funebre di “Internal Morphosis”, scandita dal lento incedere della batteria di Paolo Copeta e dal torbido basso di Agostino Bellini, l'agonia di “Omnivoid” e le commoventi linee vocali di “Disclaiming My Faults”. L'austera danza macabra degli (EchO) si conclude con il monolite “Sounds From Out Of Space”, dove il profondo growl di Greg Chandler è la voce di un impassibile Caronte che traghetta le nostre anime verso le tenebre dell'oblio.

Laddove i Paradise Lost sembrano essere tornati alle sonorità d'un tempo unicamente per riparare ai “danni” della fase sperimentale, laddove i My Dying Bride continuano ad alternare opere magniloquenti a mezzi passi falsi, gli (EchO) offrono una più che valida alternativa a quelli che, molto prima del loro avvento, sono stati descritti come i “mostri sacri” del doom. Ora che la frangia più lugubre del metal ha consacrato con “Devoid Of Illusions” i suoi nuovi portabandiera, lasciamo che nuvole grigie e piogge incessanti si abbattano sul pianeta Terra: gli (EchO) hanno composto una moderna, stupenda sinfonia di morte per le nostre Apocalissi interiori.





01. Intro
02. Summoning The Crimson Soul
03. Unforgiven March
04. The Coldest Land
05. Internal Morphosis
06. Omnivoid
07. Disclaiming My Faults
08. Once Was A Man
09. Sounds From Out Of Space

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