Ombraluce
Distanze Ravvicinate

2011, Autoproduzione
Prog Rock

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 13/01/12

Dove sta scritto che per suonare prog rock si deve comporre brani lunghi almeno sette minuti infarciti di virtuosismi ai limiti dell’umana comprensione? La risposta ce la danno i piemontesi Ombraluce con il loro disco d'esordio “Distanze Ravvicinate”: quindici tracce che nel loro piccolo regalano un approccio non convenzionale al genere oltre ogni ragionevole aspettativa.
 
Un lavoro che, come lascia intuire il titolo, si pone l’obiettivo di ridurre le distanze fra generi e attitudini apparentemente agli antipodi. E di generi in questo disco ce ne sono parecchi: rock, funk, jazz, pop, soul, tante anime che sembrano magicamente confluire in un’unica proposta. “Distanze Ravvicinate” rappresenta il debutto assoluto per la band ma anche il punto di arrivo, a detta dei diretti interessati, di un percorso musicale e umano lungo anni, frutto dell’incontro di numerose persone e stili che a dispetto della propria eterogeneità hanno confezionato un disco godibile anche per chi è poco avvezzo a sonorità ricercate. Sotto allora con tracce come “Ancora Un Po’ Di Cose Inutili”, “N'gas” e “Libertà”, brani in cui si avverte la marcata influenza del progressive di scuola nostrana, attraverso cui la band non disdegna interventi chitarristici di prim’ordine. Poi ci sono canzoni come “Ricordi” e “Allucinazioni” che si caratterizzano per una marcata vena soul accompagnata da arrangiamenti frizzanti e moderni. La tradizione prog rock ritorna prepotente con “Dualità”, un lungo brano diviso in tre momenti in cui si racconta la dialettica fra i sogni e la realtà del vivere quotidiano. Fra le molte frecce nell’arco dei torinesi vi è l’abilità nel comporre testi  ricercati e profondi, resi potenzialmente fruibili anche a un pubblico meno attento. La palma del brano migliore va alla lunga e strumentale “Giochi Di Luce”, che, posta in chiusura, conferisce quel tocco di drammaticità che mancava ad un disco contraddistinto da un mood rilassato e accomodante.

Insomma, il prog rock non è per niente morto come dice qualcuno, non è un genere ostico né ad uso e consumo esclusivo degli intellettuali, ma sopratutto può avere una veste tutta nuova che passa dall’Italia. Alcuni buoni motivi per ascoltare questo eccellente lavoro.



01. Dualità Pt. I
02. Il Cerchio
03. Ancora Un Po' Di Cose Inutili
04. N'gas (Nuoce Gravemente Alla Salute)
05. Prigionia
06. Libertà
07. Dualità Pt. II
08. Giochi D'ombra (L.M.N.G.)
09. Giochi D'ombra (Tran-si-en-te)
10. Giochi D'ombra
11. Ricordi
12. Dualità Pt. III
13. Allucinazioni
14. Giochi Di Luce

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool