Soap&Skin
Narrow

2012, PIAS Recordings
Indie

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 14/02/12

L’addominale ancora fa male dopo i ripetuti colpi inferti dalla giovane promessa della musica uterina d’autore Anja Franziska Plaschg - in arte Soap&Skin - con “Lovetune For Vacuum”, che siamo già qui a vivisezionare questo “Narrow”, un EP che, mantenendo fede alla definizione di “Extended Play”, può essere tranquillamente considerato come il secondo inciso della Nostra, data la sua durata paragonabile ad alcune opere discografiche complete.

Pare proprio che Anja abbia aperto la sua cameretta dove stava il pianoforte verticale scordato ed il laptot ripieno dell’elettronica più distorta e malata che si potesse immaginare, perlomeno questa è l’impressione che si ha ascoltando i primi due pezzi di cui si compone l’opera: classici nella costruzione, posati, ragionati e studiati; il primo, “Vater”, è un brano in tedesco in cui il pianoforte si arricchisce di orchestra man mano la canzone ci porta, con naturalezza, verso un crescendo di rabbia e disperazione, mentre “Voyage Voyage”, cover del culti del 1987 dei Desireless, viene destrutturata e ricostruita in una composizione di ampio respiro romantico, con un violoncello a sottolineare lo struggimento di una giornata brumosa di fronte alla Senna quale si conviene ad ogni brano in francese.

Il pastiche elettronico di “Deathmental”, tuttavia, ci ricorda che è sempre con Soap&Skin che abbiamo a che fare, anche se l’uso di ottoni ed organi, in solenni tonalità oscure che ricordano Björk, sul delirio industrial del computer non graffia né stupisce più come un tempo. Basta, tuttavia, una “Cradle Song”, ballata per pianoforte e voce desolante e dolcissima allo stesso tempo, ed una “Wonder”, gelida ma pronta a scaldarsi con un soffuso coro gospel sul ritornello, a far sì che l’azione scorticante di questi brani esponga il nostro nucleo più intimo ad una Anja diabolicamente sorridente che, con le lacrime agli occhi per il pianto, ci ricorda, con l’urlo straziato che irrompe su una “Boat Turns Towards The Port”, di quanto dolore ci riservi  e continuerà a riservarci il vivere. Dopo 30 secondi di doveroso silenzio, necessari a metabolizzare le forti emozioni accumulate sul brano precedente, “Narrow” si chiude su una “Big Hand Nalls Down”, dove mani pesanti – per l’appunto – martoriano il pianoforte su una inedita struttura canzone maggiormente lineare ed aperta, sentieri troppo dritti difficilmente percorsi dalla nostra Anja, ragazzina che, con quest’opera, ci conferma non essere fuoco di paglia ma cantautrice a tutto tondo, nome destinato a riecheggiare a lungo tra i palati fini di un genere musicale che non smetterà mai di generare fascino ("Mr. Gaunt PT 1000" è anche stata usata per musicare lo spot di una nota casa automobilistica di macchine di lusso, perdio!).

Al netto di brani comunque poco efficaci e trasparenti (“Lost” su tutti), questo inciso è, difatti, incredibilmente denso; magari meno potente dell’esordio discografico di Anja, certo, ma più maturo, ragionato. C’è meno cataclisma adolescenziale e più consapevolezza adulta (nel corpo di una ragazzina problematica di 21 anni) in questo “Narrow”, tuttavia l’opera non ne risulta in qualche modo sminuita in quanto ad intensità emotiva; il disco richiede, semplicemente, maggiori e più attenti ascolti per poter cogliere ogni sfumatura dei diversi brani (soprattutto quelli posti nella prima metà dell’inciso), ma una volta acquisita la chiave, tornerete a rabbrividire, con una scossa di intensità tale come da lungo non ne ricordavate.

Anja ha questo scopo nella sua vita artistica, ed ha portato a termine la missione, ancora una volta, con estremo successo. La amerete ancora di più al termine dell’ascolto di “Narrow”, e lei ancora più sonoramente riderà della vostra miseria. Siate, quindi, pronti a ricevere un notevole quantitativo di deliziosa disperazione, e a scoprirvi inesorabilmente dipendenti da essa.



01. Vater
02. Voyage Voyage
03. Deathmental
04. Cradlesong
05. Wonder
06. Lost
07. Boat Turns Toward The Port
08. Big Hand Nalls Down

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