Mainline
Azalea

2011, Autoproduzione
Metalcore

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 31/01/12

C’è stato un periodo, a cavallo tra il 2009 ed il 2010, in cui il metalcore melodico furoreggiava a tal punto, che non solo il mercato è giunto presto a saturazione, ma ha portato le band inserite in quella scena a trovare ogni genere musicale possibile ed immaginabile per evitare la parola “metalcore” nel definire la propria proposta musicale.

Accade anche per i torinesi Mainline che si definiscono “Post hardcore metal progressive” (!), quando, in realtà, senza vergogna dovrebbero, semplicemente, definirsi “metalcore”, ed andarne fieri, visto che questo “Azalea” è un disco che suona incredibilmente compatto dall’inizio alla fine, con quel gusto melodico del riffing di chitarra e l’inserimento chirurgico delle clean vocals dei cori nei ritornelli come solo questo genere musicale sa fare. Certo, è vero: non mancano occasionali dilatazioni dei tempi e delle atmosfere, una sorta di marzialità di fondo che ricorda vagamente il doom (“The Romantic End”, “Saturno Rege”), ma è soprattutto su una battagliera “The Archetype” o sull’attacco frontale senza soluzione di continuità di “Head Down” ed “Harmonic Way To Breathe” che il quintetto dà il meglio di sé.

E veniamo al punto dolente: se la scena è satura, in un certo senso, purtroppo i Mainline non portano nulla di nuovo all’interno dell’ambiente. Per capirsi in poche parole: l’effetto sorpresa profuso da “Azalea” è tendente a meno infinito, anche se occasionali guizzi di fantasia sonora lasciano intuire un futuro roseo per questi ragazzi, se tali idee andranno bene sviluppate (di nuovo, quell’incidere marziale di cui si accennava sopra, che è un ottimo punto di partenza per creare qualcosa di inedito).

Ciò detto, le canzoni ci sono e funzionano, ed il disco saprà autenticamente fare la felicità degli aficionado del genere, riuscendo persino a coinvolgere in furiosi headbanging anche chi non è troppo avvezzo a queste sonorità “finto-aggressive”, proprio per un gusto melodico e di costruzione dei diversi brani davvero prezioso.

Sono bravi ma non sono freschi, quindi provateli assolutamente se le premesse vi gustano; è davvero tutto qui, ed a volte non servono nemmeno tonnellate di parole per definire qualcosa che, nella sua “semplicità”, sa essere comunque convincente.



01. Head Down
02. Harmonic Way To Breathe
03. The Romantic End
04. Interlude
05. The Constant
06. My December
07. Faith Of Faithless
08. The Missionary
09. The Archetype
10. Saturno Rege

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