Alcest
Les Voyages De L'Ame

2012, Prophecy Productions
Post Rock

Il magico mondo di un terzo album perfettamente in linea con suoi predecessori
Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 31/01/12

L'approccio ad un album di questo tipo non è mai semplice, soprattutto se poi si deve, con il semplice ausilio della parola scritta, cercare di descriverlo e dare un giudizio. Quando questo progetto venne alla luce, il genere proposto era un black metal di quelli nudi e crudi, lo-fi e senza tanti abbellimenti; del resto, da tre membri dei Peste Noire non ci si poteva aspettare altro. Poi l'uscita del batterista e del bassista lasciò a Neige il totale controllo sulla direzione da prendere, e con una netta inversione a U, il Nostro portò il progetto Alcest verso un sound che oggi si può tranquillamente definire post metal. Ispirandosi ai ricordi e ai sogni della propria infanzia, l'ex blackster trasporta il suo pubblico in un mondo magico popolato da creature fatate che costellano paesaggi eterei e sfuggenti, come la musica che li descrive.

Les Voyages De L'Âme” è il terzo album del progetto (se escludiamo l'EP “Les Secrets” e la relativa ristampa), un'opera che prosegue esattamente là dove il precedente “Écailles De Lune” si era interrotto, pur inserendo qualche dettaglio in più. La partenza è ormai classica: “Autre Temps” comincia con l'arpeggio di chitarra che col trascorrere dei secondi diventa più intricato e stratificato, sostenuto dai synth che ricreano un'atmosfera quasi da cerimonia religiosa. La voce e la batteria si inseriscono solo molto dopo, sempre morbide e leggere, a rimarcare quella sensazione di impalpabilità che è ormai il trademark di questo progetto. Un primo elemento di stacco è dato da “Là Où Naissent Les Couleurs Nouvelles”: le chitarre si fanno più di storte, la batteria più pressante e la presenza dei synth meno invadente. Alcuni elementi del passato black metal di Neige emergono, la voce pulita è temporaneamente sostituita da uno scream potente che poi sfuma verso la fine del lungo brano (oltre otto minuti) nuovamente nelle clean vocals che tutti conosciamo. Sulla stessa riga anche la title-track, la canzone che più ricorda il primo album “Souvenirs D'un Autre Monde”, soprattutto per come le parti vocali sono state spartite: a tratti sembra di stare ascoltando una canzone strumentale, tanto parco è il testo e quindi le vocals. Anche “Nous Sommes L'Emeraude” si sviluppa secondo lo stesso medesimo principio e via discorrendo fino alla chiusura sancita da “Summer's Glory”, degnissima conclusione di un album molto bello, perfettamente in linea con i precedenti. Forse troppo.

Troppo perché, alla lunga, l'orecchio si assuefà ad un sound che diventa pian piano prevedibile e in seguito a questo processo sopraggiunge la noia. Non è un processo rapido, ci vogliono ripetuti ascolti continuativi perché ciò accada, e basta passare ad altro per qualche istante per ritornare ad uno stato mentale giusto per l'ascolto, ma resta il fatto che il disco manca della freschezza che aveva contraddistinto “Souvenirs D'un Autre Monde” (difetto già riscontrato su “Écailles De Lune”, un album pregiudicato dalla ripetitivà di certe soluzioni). Purtroppo la mancanza di elementi nuovi (a parte quel po' di metal estremo che risale in superficie con “Là Où Naissent Les Couleurs Nouvelles”) rende “Les Voyages De L'Âme” troppo simile alle altre due uscite.

L'introduzione di qualche novità, pur amalgamata al già collaudatissimo sound di Alcest (che da solo è pur sempre una garanzia di riuscita), avrebbe sicuramente giovato alla riuscita generale, ma ciò non toglie che Neige sappia come far vagare la fantasia dei propri ascoltatori e creare la colonna sonora perfetta per lasciar correre la mente su strade sconosciute.



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