Noel Gallagher's High Flying Birds
Noel Gallagher's High Flying Birds

2011, Sour Mash Records
Pop Rock

Noel Gallagher gioca a fare il cantautore... e vince la sfida "contro" il fratello-rivale Liam
Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 31/01/12

Il primo lavoro solista di Noel Gallagher, la mente pensante che stava dietro gli Oasis, potrebbe generare nei fan di vecchia data un meccanismo inevitabile: il confronto. Il confronto fra ieri e oggi. Cosa c'è di "Oasis" in questo nuovo progetto chiamato Noel Gallagher's High Flying Birds? O piuttosto, cosa non c'è di "Oasis", visto che quell'esperienza oramai non aveva molto da dire ancora, artisticamente parlando. Se i Beady Eye del fratello Liam hanno preso una strada che guarda perfino alle spalle del gruppo originale, pescando dal brit originario alla La's, Noel gioca, invece, a fare il cantautore sul confine incerto che separa i "pastorali" brit pop e il radio-friendly; anche se la volontà dichiarata sarebbe quella di raggiungere una discontinuità con l'esperienza precedente, nella sostanza essa consiste soprattutto nell'abbandono della caciara elettrica che inondava, anche maldestramente, tanta produzione della band di Manchester. Per molti non sarà una sorpresa scoprire che il lavoro di Noel surclassa quello del fratello sotto ogni punto di vista.

L'album fa perno su due elementi ovvi a dirsi: melodie e arrangiamento delle stesse. In più occasioni funzionando le prime risulta facile tirarne fuori delle buone cose, senza la pretesa di terremotare le nostre coscienze. Noel, giocando su questo approccio, conferma che qualche idea dotata di fascino la sa ancora tirar fuori. Ricordate l'andatura di "The Importance Of Being An Idle"? Prendetela, cambiatene l'aria melodica e fatene la nuova intrigante canzoncina vintage da cantare con la propria chitarra in compagnia - successo sicuro. Stiamo parlando di "Dream On". Sulla medesima giogioneria acustica avremo un altro ritonello di facile presa, condito per di più da fiati bandistici: quello di "The Death Of You And Me". Divertissement demodé. A seguire quello che è, forse, il brano che dimostra le ambizioni più elevate "(I Wanna Live In A Dream In My) Record Machine"; la confenzione è quella dei pezzi pop tirati a lucido: con introduzione acustica, archi che fanno capolino, cori puerili, rintocchi di pianoforte e la solita melodia intonabile dopo un ascolto. La fonte qui sembra proprio quella autocitazionista. Tralasciando gli sbadigli di certi altri brani che non fanno che ripetere la filosofia sopra descritta con esiti meno felici, si arriva al fondo con quella che può essere considerata una piccola gemma. "Stop The Clocks" sarebbe in verità un inedito del periodo Oasis, ed è il pezzo che fra tutti davvero non sfigurerebbe fra gli antichi fasti dell'autore. Delicato, intimista, arrangiato con la solita perizia, ha in più degli altri quella semplicità quieta dei brani usciti di getto.

Questo nuovo progetto del Nostro è, negli intenti, precisamente quello ci si poteva aspettare, mentre negli esiti si attesta ad un discreto livello compositivo, forse più su delle aspettative disilluse di alcuni. Spogliata della verve rock, nella musica di Gallagher resta soprattutto il tocco raffinato e qualche spunto gradevole, anche se, a voler essere cinici siamo decisamente fuori dallo zeitgeist, per perderci in un disco che rappresenta più lo "spirito" dei gusti di Noel stesso, che non quello del nostro tempo.



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