Kids In Glass Houses
In Gold Blood

2011, Roadrunner Records
Pop Rock

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 24/02/12

I gallesi Kids In Glass Houses sono un curioso pasticcio di sonorità: il loro ultimo album si muove nell'area pop traducendola secondo gli stili ora del punk, ora dell'indie britannico, ora dell'hard rock. A loro diamo atto di un discreto talento di scrittura nazionalpopolare che vale per loro un bel seguito nel Regno Unito, nel quale questo "In Gold Blood" (come il predecessore "Dirt") tocca quota 27 nelle classifiche di vendita. La qualità media del lavoro è sempre buona, essendo questo ben eseguito e ben prodotto; il principale difetto che viene da imputare è che manca, però, una linea stilistica sufficientemente riconoscibile che renda questa band qualcosa in più di una piacevole compagnia radiofonica. Nella sua incorenza stilistica, tuttavia, a tratti questa musica riesce nel suo intento: entrare nella testa.

Abbiamo un filone muscolare e roccioso rappresentato da "Animals" o dalla title-track in cui le chitarre a volte assumono uno sporco suono stoner, anche se ovviamente non mancano i ritornelli orecchiabilissimi tra il punk e il garage rock. Abbiamo d'altra parte anche un pop quantomai androgino (per non dire gay) ben rappresentato da "Fire", "The Florist", o dallo pseudo symphonic metal che involve in bambinata di "Black Crush". Cuore dell'album può essere considerato l'uno-due "Teenage Wonderland"/"Diamond Days" praticamente due movimenti della stessa composizione power pop, che possono vantare ciascuna una cantabilità estrema e una bella carica di semplice, ma efficace energia. A rappresentare una goliardata tanto insensata quanto sorprendente è "Only The Brave Die Free" con il suo ritornello-fanfara è uno scherzo musicale verso il rock dei "duri", forse la cosa più originale del lotto. Tra gli anthem più efficaci è, infine, "Not In This World", che invece di originale non ha nulla, ma è il classico brano che farà la felicità dei fan di questo genere musicale che vive di ritornelli.

In definitiva un buon lavoro, che si avvale più di della qualità media piuttosto che alle singole fiammate; di certo "In Gold Blood" non cerca di stupire quanto d'intrattenere, l'ascolto è quindi molto facile, rilassato e godibile. Tuttavia ci sembra che i Kids in Glass Houses siano una band ancora in cerca di una vera e propria identità.



01. In Gold Blood
02. Teenage Wonderland
03. Diamond Days
04. Not In This World
05. The Florist
06. Animals
07. Only The Brave Die Free
08. Annie May
09. Fire
10. Black Crush
11. A God To Many Devils

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool