Stuntbox
Thirst

2011, Sub Rock Records
Noise Rock

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 06/03/12

Un terzo di punk, uno di noise e uno di hard rock. Mettere nello shaker e agitare con cura. Aggiungere una scorza di lo-fi e servire con abbondanti cubetti di alternative. Se “Thirst” fosse un cocktail, questa sarebbe la ricetta per prepararlo. Opera prima degli italiani Stuntbox, questo album è un concentrato di varie influenze prese qui e lì dall'ampissimo spettro di suoni differenti racchiusi all'interno della dicitura “rock”. C'è un po' di tutto, dai brani punk hardcore al noise rock più puro e dall'arduo ascolto dovuto alla tendenza low fidelity della produzione.

Nati poco più di due anni fa dalle ceneri dei defunti Imodium, gli Stuntbox sono giunti alla registrazione del primo full-length ad una velocità sorprendente, tenendo nel frattempo moltissimi concerti e minitour anche a livello europeo. Un traguardo decisamente ammirevole. Ma veniamo al dunque: “Thirst” un disco che fin dall'inizio desta una certa curiosità nell'ascoltatore perché è totalmente imprevedibile nel suo andamento caotico e all'apparenza senza un filo conduttore. Si è letteralmente costretti ad ascoltare con attenzione se non tutto l'album almeno i cambi tra un brano e l'altro. Capiterà che più di una persona possa essere colta alla sprovvista dall'improvviso cambio di direzione che, pur rappresentando un distacco netto e ben definito, rimarrà sempre ben inquadrato nell'ottica tutta particolare di questa grande commistione di genere che contraddistingue il sound degli stuntbox.

Un minimo di attenzione in più è assolutamente necessaria per capire quest'opera, per non giudicarla un'opera caotica nell'accezione negativa del termine. “Thirst” non è affetto da quel caos musicalmente disorganizzato che mina l'ascolto di un album. Non siamo di fronte ad un album che ad ogni canzone cambia genere, cosa che, oltre ad essere oltremodo fastidiosa (vi immaginate passare da una canzone hard rock ad una di salsa e merengue?) sarebbe quantomeno impossibile e improponibile, ma abbiamo davanti un universo già di per sé caotico come quello del noise rock, reso ancor più incostante dagli inserti punk e hard rock, benché il tutto suoni organico e compatto, grazie ad un songwriting ispirato e ben calcolato, al limite della premeditazione. Brani come l'opener o la seguente “Automatic”, tra i più forti del platter a nostra disposizione, segnano un'apertura assolutamente incisiva e d'impatto, mentre brani seguenti come “One Reason”, con i riff tipicamente alternative o la validissima “Demons” donano ampio respiro ad un disco che, date le sue caratteristiche peculiari, rischiava di essere un grosso buco nell'acqua.

Nonostante le evidenti difficoltà, dato il genere così “difficile” con cui questo quartetto ha a che fare, gli Stuntbox si sono giocati le proprie carte nel modo migliore possibile, mettendo a segno un bel colpo con questo debut incisivo e pieno di carattere. Un ottimo lavoro, ovviamente consigliato agli appassionati del genere.





01. Repeaters
02. Automatic
03. Warrior
04. Hangover
05. One Reason
06. Dreaming To Be Awake
07. Undertow
08. Demons
09. Shell Generation
10. They Are Cheating On Us
11. Plunged

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