Irdorath
Dekonstrukteur Des Fleisches

2012, Massacre Records
Black Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 17/03/12

Era da qualche anno che non sentivo il nome Irdorath. Gli arrugginiti ingranaggi della mia (scarsa) memoria però si sono messi in moto subito davanti al nome di questa band austriaca, dedita ad un black metal melodico a tratti con forti ascendenze thrash. Poi qualcosa è scattato nella mia testa: “Gothic II”! I videogiocatori amanti degli RPG a tematica fantasy forse lo ricorderanno. Ma non siamo qui per parlare di videogiochi (di quelli che hanno già qualche anno sulle spalle oltretutto). Gli Irdorath, come già detto, vengono dall'Austria e fanno black/thrash metal con qualche goccia di melodia qui e lì, senza che questa diventi la parte predominante. Una ricetta che, ultimamente, piace parecchio, quasi come se stesse prendendo piede una sorta di movimento di massa di “ritorno alle origini”. Qualcuno ci riesce. Gli Irdorath ci provano e ce la fanno a metà.

Dekonstrukteur Des Fleisches” (reissue dell'album omonimo autoprodotto nel 2010) è un classico lavoro con buoni spunti sommersi da un mare di mediocrità. A sentire i primi tre pezzi, ci si fa ingannare, si va a pensare di avere a che fare con qualcosa di apprezzabile, magari non necessariamente di rivoluzionario ma in ogni caso ben scritto e ben registrato. E se sul fronte della produzione non c'è molto da dire se non che, per gli standard del genere, è ottima, sul fronte songwriting si potrebbe passare una giornata intera a fare una lista di quel che non va e forse ci si dimenticherebbe qualcosa. Incastrata nell'ottica del metal estremo, ovvero nei suoi pilastri compositivi di distorsioni estreme e batterie a mitragliatrice, in poco tempo, la musica dei Nostri diventa noiosa e banale, affetta da tempi troppo lunghi, vuoti, ripetizioni all'infinito e in generale poca varietà, una cosa che distrugge sempre qualsiasi buon spunto si possa trovare in un album. L'album è costruito in modo tale che tutto il meglio che la band aveva da dare sia stato messo in cima alla tracklist. Come già detto, i primi tre brani sono sinceramente piacevoli, con quel tocco thrash che rende la proposta sonora più ricca, ma dal quarto brano in avanti ci si ritrova ad assistere ad un calo qualitativo continuo fino alla totale inutilità musicale degli ultimi due pezzi, quasi più che un full-length questo fosse un extended play con dei riempitivi aggiunti per allungare la tracklist.

Per chiudere, “Dekonstrukteur Des Fleisches”, pur avendo buoni spunti e idee discrete fallisce nel portarle a termine. La noia regna incontrastata e la ripetitività pesa più di un macigno, al punto che fa rimpiangere i vecchi dischi di una ventina di anni fa, la cui produzione era talmente pessima da far pensare che, al posto di una chitarra, quella registrata fosse una sega circolare che tagliava assi di legno. L'aggiunta dell'elemento thrash poteva essere usato meglio, perché in fin dei conti è questo che rende l'album un po' più appetibile, ma un solo punto di forza non potrà mai competere con la marea di difetti riscontrabili in questo LP.





01. Dekonstrukteur Des Fleisches
02. Freitodzwang
03. Blindheit
04. Unter Flammenden Laternen
05. Stummheit
06. Fleischwordner Antigott
07. Bald Ersauft Die Menschenbrut
08. Das Stolze Tier
09. Spiegelscherben
10. Taubheit

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool