Tack At
Whelm

2012, Autoproduzione
New Wave

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 23/03/12

Quinto album per il duo una volta conosciuto come Technogod, i Tack At ci vogliono sopraffare (“Whelm”, per l’appunto) con 15 canzoni equamente in bilico tra un country rock crepuscolare e sgangherato alla Nick Cave nella prima parte d’opera, ed un corpo centrale maggiormente elettronico con tanto di deriva tribaleggiante da new wave francese (in “Ersatz Kultur”). “Siamo out e molto off…e decisamente under”, ribadiscono con fierezza i ragazzi nella press note del disco, ed effettivamente con questa chiave si può interpretare il fatto che siamo di fronte ad un disco che fa, principalmente, della new wave ottantiana il collante che tiene insieme le diverse anime dell’opera, tra cui anche una parte conclusiva che, sempre in chiave rock, ne prende i toni decadenti dell’incipit elevandoli in energia e carica, con una “Punk’s In the Bank” tra le migliori proposte del lotto, merito anche delle voci femminili che, ogni tanto, vengono ad animare le diverse composizioni (ricordiamo, tra le altre, Nina Temple su “Jacques Le Noir” e Rox De Fauz sulla robotica “Sockola”).

Il problema del disco, se vogliamo, sta tutto nelle premesse che la band stessa porta avanti, ovvero nel loro essere eccessivamente derivativi e, di conseguenza, poco freschi. Tuttavia, quel che è certo è anche l’entusiasmo di coloro che, aficionado della scena ‘80s in brodo di giuggiole anche per i riferimenti citati qui e là in questo articolo, sapranno trovare nel disco abbondante soddisfazione, in quanto “Whelm” è certamente opera suonata con perizia e prodotta ancora meglio della band stessa negli studi personali del polistrumentista Loz. Quindi… sì, probabilmente è vero: non si troveranno i Tack At sulle labbra degli opinions leader culturali (di nuovo, press note cit.), poiché l’arte della band non è sufficiente a creare un tumulto tale da coinvolgere numerose bocche nel guilty pleasure della favella e del chiacchiericcio; tuttavia, allo stesso modo i Nostri possono andare fieri del fatto che i cuori che sapranno conquistare con questa ennesima manifestazione discografica a celebrazione di una nuova identità artistica…beh, loro li avranno sicuramente in pugno. E questo nonostante il loro essere forse eccessivamente fuori tempo massimo, anche per la spinta neo-revival ottanta degli ultimi anni.



01. Awoke
02. Thousand Yard Stare (Whiskey Tango Foxtrot)
03. Monochrome
04. Jacques Le Noir
05. Everybody Needs Somebody (Else) To Love
06. Callboi
07. Ersatz Kultur
08. Atlantis Babylon
09. Sockola
10. Trysexual
11. Lovedrone
12. Punk’s In The Bank
13. Employee Of The Month
14. Teenage Vegetarian Vampire
15. Skoofus

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