U2
No Line On The Horizon

2009, Universal
Rock

Uno sguardo al passato per impostare il futuro: gli U2 tornano col dodicesimo sigillo.
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 11/04/09

Difficile anche solo immaginare quanto e cosa avremmo potuto trovare sul nuovo album degli U2, o forse no. Sono passati cinque anni da "How To Dismantle An Atomic Bomb" e i maliziosi penseranno immediatamente ad una sorta di arraffato collage sulla scia degli ultimi tre dischi, anche perché il leader degli irlandesi, come sappiamo, è più impegnato a posare per le riviste di alta moda e a curare la sua immagine piuttosto che concentrare gli sforzi sull’attività che in passato gli riusciva meglio e che, negli ultimi quindici anni, ha bene o male deluso.

Accade allora che il produttore Rick Rubin viene accantonato dopo qualche settimana di lavoro, i ragazzi decidono di portarsi a Dublino tutto il materiale elaborato e chiamano a rapporto Brian Eno e Danny Lanois, due talenti supervisionati dall’amico Steve Lillywhite. Insomma, un parto tutt’altro che agevole per un disco che, naturalmente, farà parlare di sé. Che il gruppo irlandese non sia al massimo delle proprie possibilità (o almeno speriamo fortemente non lo sia) è piuttosto evidente, "No Line On The Horizon" si lascia ascoltare in tutta la sua forzata affabilità senza mai tangere il trascorso glorioso, affrontando le abituali tematiche così come sono ricorrenti le atmosfere che hanno caratterizzato l’ultimo decennio. Eccezion fatta per la “pacchianata” "Vertigo", per fortuna mai citata nell’oretta scarsa del nuovo compact disc.

Qualcuno strabuzzerà gli occhi durante l’ascolto di Stand Up Comedy; l’accostamento ai Led Zeppelin per via (e non solo) del suono della chitarra così simile a quella di Jimmy Page è quantomeno piacevole, non lo è invece il funk ammiccante del singolo "Get On Your Boots" che pare studiato per irretire l’ascoltatore occasionale. Non mi è dispiaciuta la title-track, "No Line On The Horizon", ricca di sfumature e di pathos quasi a voler di proposito contrastare l’anonima copertina. Il resto, e qui bisogna in parte dare atto ai maliziosi menzionati nel cappello introduttivo, è la summa apocrifa di quanto costruito fino ad oggi dopo trent’anni di attività, o almeno ci provano scavando nel pozzo contenente i gioielli "Zooropa" e "Achtung Baby" ma, come anticipato, senza mai nemmeno sfiorare il genio che li ha riposti nella bacheca delle pietre miliari.

Vi starete chiedendo se "No Line On The Horizon" sia un brutto disco. Beh no, non lo è se preso singolarmente e non come metro di paragone di un passato che non c’è più. Chi lo distrugge senza pietà è prevenuto, chi lo incensa a immortale capolavoro è abbagliato. "No Line On The Horizon" è un album che vive sul solito potere seduttivo, è un’ora che scorre via piacevole, è il continuo inseguimento di traiettorie viste e riviste, sentite e risentite. Riservategli il tempo che merita.




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