E chi se lo aspettava? Scommetto che in pochi avrebbero scommesso un euro sui “nuovi” Sepultura e sulla buona riuscita di A-Lex. Troppo forte il ricordo della band seminale che fu, troppo amaro il ricordo del recente passato della band, e per ultimo, troppo forte l'eco dato dal revival dei Cavalera Conspiracy, più uno specchietto per le allodole che altro, e mettiamoci pure l'onda lunga dell'ultimo album targato Soulfly, ritornato a una sufficienza di maniera poco sostanziosa.
Ebbene, nonostante tutto, i Sepultura hanno piazzato il miglior disco della carriera “post-Roots” e lo hanno fatto, per la prima volta, senza la spina dorsale della band, senza i due fratelli Cavalera, smentendo e zittendo tutto e tutto, tranne gli scettici cronici, ma del resto, non si può far felici tutti quanti. Bisogna dire che immaginare i Sepultura senza Max e Igor contemporaneamente, è di per sé spiazzante, e deve esserlo stato anche per i superstiti storici Andreas Kisser, e Paulo Jr., e ascoltando A-Lex pare proprio che i nostri si siano fermati a ragionare sull'importanza di questo lavoro: nuova luce per la band, o pietra tombale?
I nostri dunque si sono messi a fare la cosa migliore: rimboccate le maniche, si sono messi a suonare senza fare troppi calcoli, con rabbia, tanta rabbia, rinverdendo l'ispirazione dei giorni migliori, gettando sul tavolo tutto quanto, dalle sfuriate classiche, alle derive più moderne, spaziando dal thrash, al death, dall'hardcore, a elementi punk e tanto altro. Elettronica, musica classica, influenze etniche e tribali, il tutto in canzoni di breve durata, dirette, senza fronzoli, dalla presa immediata, trascinanti ma non banali, da dover così riascoltare più volte il disco per apprezzarlo a tutto tondo. La cosa che sorprende in A-Lex è proprio la carica travolgente che i nostri esprimono, riportando fedelmente il contesto in cui è nata l'opera, una sorta di jam session della durata di tre mesi, in cui Kisser e compagni hanno espresso il meglio possibile, componendo il disco che tutti i fan dei Sepultura aspettavano da anni.
Violenza, riffing vario e ispirato, songwriting solo all'apparenza asciutto, efficace, influenze posizionate al punto giusto, produzione equilibrata, e una rinnovata vena creativa, sono gli ingredienti di brani come Moloko Mesto, Filthy Rot (i Sepultura di Roots del nuovo millennio), o What I do!, e mi fermo altrimenti dovrei stare a citarli quasi tutti, carichi di passione, rabbia, e classe. Per non parlare poi delle sorprese più introspettive come Metamorphosis o la strana “ballata” Sadistic Values, a mio avviso molto riuscita, pienamente centrata nel concept di A-Lex, il famoso romanzo di Burgess (e successivo film culto) “Arancia Meccanica”, portandoci nel mondo allucinato e feroce del protagonista.
Bravi Sepultura, bravo Jean Dolabella, che non fa minimamente rimpiangere Igor dietro le pelli, bravo Derrick Green, che nell'infame compito di sostituire una delle voci più acclamate del metal, sfoggia la sua miglior prestazione di sempre, bravi Kisser e Paulo Jr., dando uno schiaffo morale alle operazioni amarcord e al metal patinato che tanto “piace” al giorno d'oggi.
Sepultura
A-Lex
2009, SPV
Thrash
01.A-Lex I
02.Moloko Mesto
03.Filthy Rot
04.We've Lost You
05.What I do!
06.A-Lex II
07.The Treatment
08.Metamorphosis
09.Sadistic Values
10.Forceful Behavior
11.Conform
12.A-Lex III
13.The Experiment
14.Strike
15.Enough Said
16.Ludwig Van
17.A-Lex IV
18.Paradox