Saxon
Into The Labyrinth

2009, SPV
Heavy Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 12/04/09

I purosangue inglesi tornano a galoppare dopo la parentesi di The Inner Sanctum ma si lasciano ahimè abbindolare da un nome non nuovo, quello di Charlie Bauerfeind (già produttore di Blind Guardian e di Hammerfall), che cancella il suono secco e pungente trademark dei britannici a favore di una produzione Hollywood style molto poco ortodossa e, a mio modo di sentire, inappropriata: è certamente un segnale negativo nell’economia di un disco di per se impacciato.
Into The Labyrinth non è l’opera d’arte decantata da una moltitudine di firme (per giunta  autorevoli), ma una collezione di brani quasi sufficiente che accontenterà soltanto i fan del lato più melodico della band. A molti altri andrà perciò di traverso.

Battalions Of Steel offre la possibilità di degustare i Saxon nella nuova veste sin dal prologo del disco, quella inaspettatamente sfarzosa, ridondante e ai confini della teatralità (non avrei mai pensato di dover spendere tali aggettivi per loro), impostando la “pretesa” artistica su un refrain che pare uscito da un brano dei Rhapsody Of Fire. Il pezzo è, ad ogni modo, uno dei migliori confrontato col resto.
Live To Rock è il singoletto apripista, mid-tempo radiofonico scontato dal primo all’ultimo secondo, giro di chitarra compreso, e il preludio al brano più vigoroso che riuscirà a raccogliere i maggiori consensi: Demon Sweeney Todd. Secco, veloce e incisivo come da manuale.
Into The Labyrinth soffre di una evitabilissima ricerca ai modernismi (Hellcat e Protect Yourseves) che in parte rovinano l’attitudine di un act che cerca di rimettersi in discussione dopo trent’anni di onorata carriera. Ma a quale prezzo?

Fosse stato realizzato da un gruppo qualunque, Into The Labyrinth avrebbe meritato una sufficienza abbondante. Ai Saxon, nonostante abbiano vissuto e stiano ancora vivendo nell’ombra di Iron Maiden e Judas Priest, non si può perdonare questa pochezza di idee adattate alla patetica produzione di Bauerfeind: da loro pretendiamo un album che ci coinvolga appieno e non un semplice riempitivo scritto in fretta e furia per tornare velocemente in tour.




01.Battalions Of Steel
02.Live To Rock
03.Demon Sweeney Todd
04.The Letter
05.Valley Of The Kings
06.Slow Lane Blues
07.Crime Of Passion
08.Premonition In D Minor
09.Voice
10.Protect Yourseves
11.Hellcat
12.Come Rock Of Ages (The Circle Is Complete)
13.Coming Home (Bottleneck Version)

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