Falconer
Among Beggars And Thieves

2008, Metal Blade
Power Metal

Recensione di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 04/11/08

Il sesto sigillo degli svedesi Falconer arriva a confermare un trademark costruito e rafforzato negli anni. Il delicato connubio tra power metal e suggestioni medioevali che aveva portato il combo scandinavo alla ribalta con l’omonimo debut album, datato 2001, si era lentamente perso nel tempo sino a diventare un limite nel quale incanalare la propria creatività musicale, forse anche alla luce dell’affermarsi di un genere che ha trovato forte riscontro. Trovata stabilità nella line-up il primo segnale forte che indicava il ritorno sulla retta via lo si trova in “Northwind” (2006) di cui questo “Among Beggars And Thieves” non può che essere considerato il naturale successore nella ritrovata vena artistica della band.

Che il mastermind Stefan Weinerhall abbia rispolverato il libro degli incantesimi lo si intuisce subito: pur utilizzando gli stessi preziosi ingredienti sembra che finalmente la miscela sia tornata a dar vita alla magia. Lo spumeggiante power metal melodico è sempre presente ed elemento portante della band la quale, però, cerca in ogni brano di inserire passaggi originali ed emozionanti anche grazie alla grande teatralità di un Mathias Blad mai così a suo agio su liriche dalla mille sfaccettature, sempre originali e che aiutano a dare il giusto tocco di imprevedibilità ai brani. Ad enfatizzate il tutto c’è anche una voce femminile che si affianca ai registri vocali di Mathias.

I brani in lingua svedese presenti sono ben tre (“Vargaskall”, “Viddernas Man” e “Skula Skorpa”) e devo ammettere che hanno successo nell’aumentare  le ricche suggestioni presenti nel platter.
L’unico limite che mi sento di sottolineare è legato ad alcune melodie che, nella componente più marcatamente power del disco, tendono ad essere un po’ banali, ma che vengono fortunatamente interrotte da inserti folk ed articolate evoluzioni canore come ad esempio nell’opener “Field Of Sorrow” e nella eclettica “Mountain Men“.

Un disco ispirato, quindi, che oltre ad essere ottimamente suonato e prodotto è ricco di sorprese e di atmosfere. Un disco che ripresenta una band che non deve più temere scomodi paragoni, perché in fondo, per vivere le ambientazioni medioevali non è necessario parlare di epiche battaglie ed impavidi condottieri: si può cercare la stessa magia anche tra ladri e mendicanti.



01.Field Of Sorrow
02.Man Of The Hour
03.A Beggar Hero
04.Vargaskall
05.Carnival Of Disgust
06.Mountain Men
07.Viddernas Man
08.Pale light Of Silver Moon
09.Boiling Led
10.Skula, Skorpa, Skalk
11.Dreams And Pyres

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool