Sono passati esattamente 30 anni dal debutto dei 3, band attraverso la quale Keith Emerson e Carl Palmer (Emerson, Lake & Palmer) hanno incanalato la loro creatività più melodica e AOR. Il terzo membro del gruppo, assieme alle due icone del prog classico, era il multistrumentista Robert Berry, che nell'esordio intitolato "The Power Of Three" curava voci, chitarre e bassi.
È poi lo stesso Berry, alla fine del 2015, a riportare in auge il progetto assieme ad Emerson e a mettere le basi per un ritorno in studio della band in una seconda versione, i 3.2, sostenuti dall'entusiasmo generale dei fan.
La triste storia che segue la conosciamo. Quella che vede il leggendario tastierista inglese togliersi la vita nel marzo dell'anno successivo. Una perdita enorme per il panorama musicale mondiale, dovuta all'immenso amore di un uomo per la musica e l'altrettanto grande paura di non poter più suonare dignitosamente i propri strumenti a causa di una persistente malattia al sistema nervoso.
I progetti di Robert Berry restano quindi sospesi, fermi ad un'idea del framework generale e una serie di parti di piano registrate al cellulare da Emerson, in attesa di essere ripresi in mano con la voglia di trasformarli in realtà, realtà che oggi si intitola "The Rules Have Changed" ed è in uscita il 10 agosto per Frontiers.
Il musicista americano è entrato in studio da solo, ha registrato la quasi totalità degli strumenti, ma è inopportuno dire che Emerson non fosse presente. L'influenza del virtuoso degli ELP ha guidato Berry in ogni singolo passo dell'intero processo, ogni singola nota è stata suonata nel modo in cui lui avrebbe voluto, ed è impossibile non percepirlo. A partire dai titoli dei pezzi, molti dei quali evidenti tributi al compianto artista, alle meravigliose parti di piano, direttamente riconducibili allo stile di Emerson. "One By One" e "The Powerful Man" indirizzano subito il disco sulla strada giusta, verso la chiusura squisitamente in stile ELP di "Your Mark On The World".
Le molteplici influenze sono palpabili, come i richiami est europei di "This Letter" o i versi in spagnolo nella solennità di "Our Bond", perla centrale dell'album. Tra diversi accorgimenti Berry riesce insomma a "svecchiare" uno stile che parte da una base classica, rendendolo perfettamente godibile anche un trentennio dopo un esordio assolutamente onorato e rispettato. Va dunque riconosciuto a Robert Berry di averci saputo consegnare l'ultimo canto di un'indimenticabile leggenda, facendo però valere ampiamente anche la propria personalità artistica.