Band nata come costola dei Fair Warning e degli Europe (dove militavano i 3/5 della band…in pratica erano gli Europe senza Joy Tempest alla voce! - Questo fino a quando gli Europe non sono tornati sul mercato), con questo Dreamcatcher i nostri svedesi ripropongono la loro miscela davvero collaudata di hard rock e di pure melodic AOR.
So che l’artwork potrebbe trarre in inganno (visto che è più adatto al nuovo romanzo di Susanna Tamaro che per un album di hard rock melodico), ma l’apertura sinfonica di “Welcome”, seguita da una pura sferzata di rock rappresentata dall’irresistibile “One by one”, sono lì a smentire la superficiale impressione di trovarsi di fronte ad un album “rammollito”.
Altra energia puramente rock è data dall’incalzante “Alarm” e da “Your kind of lovin”, nonché da altre tracce che risultano perlopiù interlocutorie e trascurabili (“Hold on to my heart” e “The last to know”, ad esempio).
Quello che non è assolutamente trascurabile, invece, è il lato prettamente AOR dell’album: la melodia pop di “Frozen flower” che infonde pura energia, il disperato ritornello sulla tastiera anni ’80 di “Who needs love?” (per chi scrive: semplicemente la migliore canzone mai composta dai Last Autumn’s Dream – e se siete single da tempi innominabili e parecchio disillusi dal genere umano, la apprezzerete ancora di più, credetemi sulla parola), oppure ancora la ballata strappalacrime posta in chiusura di “When my love has left your heart” (è pur sempre un album d’amore questo, ragazzi!)…sono tutti elementi che, da soli, risollevano i toni e la valutazione globale del lavoro.
Inoltre, vi sono anche delle evidenti ed interessantissime ispirazioni seventies nella romantica “Never faraway” (quasi fiabesca) e nella giocosa “Hello, hello, hello” (con tanto di “bòbòbòm” a fare da collante tra i versi delle strofe) che fungono da bonus non ignorabile.
Così come non si può ignorare la prova dietro al microfono del masterimind/tastierista Mikael Erlandsson: una voce modulare, vertiginosa e graffiante, che si sposa a meraviglia con la musica proposta dal resto della band.
Certo, questo album non è un capolavoro: presenta cali fisiologici nel corso delle 14 tracce che lo compongono, e la band dovrebbe forse smetterla di far uscire praticamente un album ogni sei mesi.
Ciononostante, il buono che c’è sa colpire e sorprendere.
Concludo con un avvertimento: nonostante quello che può sembrare da quanto ho scritto, questo album non è per nulla immediato. Tutt’altro.
La prima volta che l’ho ascoltato, mi ha fatto storcere il naso. Alla terza volta, ho imparato ad amarlo. Se volete qualcosa di immediatamente adrenalinico, allora magari non è il caso di buttarsi su questo album in particolare, e probabilmente sui Last Autumn’s Dream in genere.