Old Wainds
Death Nord Kult

2008, Debemur Morti
Black Metal

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 23/04/09

Recensione a cura di Sergio Vinci

 

E quindi ci risiamo. “Il black metal è morto”, “Il black metal sa solo ripetersi, e chi non si ripete è diventato commerciale”, “Il black metal oramai è ridicolo, anzi lo è sempre stato”, e tante altre cosette simpatiche che si leggono in giro da qualche anno a questa parte, forse da sempre anzi, ma ampliatesi a macchia d’olio soprattutto grazie a quel mostro che ha sconvolto, esagerato, sminuito ma anche svilito l’informazione tutta.

La musica di certo non ha fatto eccezione, figurarsi il “metallo nero”… Quindi cosa bisogna ancora dire? Vogliamo ripetere come pappagalli le tante banalità che emergono di continuo, anche per questo ultimo lavoro degli Old Wainds? Non direi, perché una volta che inseriamo nel nostro lettore cd questo “Death Nord Kult”, una colata di gelo e odio ci piove addosso lasciando poco spazio alla retorica, al battibecco inutile, al gossip da quattro soldi. L’unica cosa che dobbiamo pensare è una sola: questo è black metal. Feroce, spietato, abrasivo, raggelante, dritto al punto. Quindi interessa forse a qualcuno comprare un album di questi demoni russi sperando di trovare al suo interno tracce di innovazione o altro? Tranne per gli sprovveduti, la realtà deve essere una sola, e cioè che se si compra “Death Nord Kult” si vuole ascoltare quel suono che rimanda a tre o quattro lustri fa, quel feeling cinico e spietato che si respirava in un passato non troppo remoto che molti hanno rivoluzionato anche con buoni risultati a volte, ma che nella sua pura accezione rimane attuale da far paura e gratifica solo chi sa cogliere questo semplice messaggio in maniera completa, lasciandoci lo spirito appagato e un sorriso beffardo sul nostro volto una volta finito il disco.
Non si può rimanere indifferenti alla carica della opener “Storm Whip”, black metal song da manuale miscelata a chitarre dal netto sapore thrash vecchia scuola, oppure dalla ancora più dichiaratamente metal “Cruel Black Dead”, dove sembra di sentire rimandi ai primi Destruction, in un riffing vorticoso, teso e avvolgente nel suo essere così essenziale eppure compiuto e capace di dire tutto con pochi fronzoli.

Dopo un trittico iniziale davvero niente male, ecco spuntare una delle highlights del cd, ovvero la traccia numero quattro, “Bloodstained”. Qui ritorniamo su binari più canonicamente black metal di stampo scandinavo, ogni singola nota risulta vincente ed emozionante, con un break attorno al terzo minuto che porterà questa canzone ad elevarsi sempre più in alto grazie ad un crescendo mozzafiato. L’autocitazionismo verso il proprio genere d’appartenenza non sembra toccare minimamente questa band, e infatti i rimandi a certo Burzum di inizio carriera sono abbastanza palesi nella splendida “Cold Twilight Of The Worlds”, come è facile andare con la memoria a tutte le altre, solite formazioni che fecero parte di quella scena che tutti conosciamo, ma strizzando anche l’occhio al vecchio/nuovo movimento denominato Religious BM (o Orthodox BM) che ha ultimamente generato bands del calibro di Deathspell Omega, Ondskapt, Merrimack e Watain, tanto per citare i primi che mi vengono in mente. Infatti se l’inizio di questa song rimanda a certe atmosfere vicine ad un “dischetto” intitolato “Det Som Engang Var”, il proseguimento si rivela classico ma al tempo stesso toccante e del tutto personale, condito da uno scream praticamente perfetto che ci accompagna in maniera magistrale per i circa trentacinque minuti di durata dell’album.

Continua il gioco al massacro con echi dei primi Mayhem nella articolata “Born In the Freezing Dark”. Il mio paragone potrebbe sembrare azzardato se si bada solo alla prima parte della canzone, ma qualcosa cambia abbastanza presto: le atmosfere si ingrigiscono ancora di più, il riffing vagamente e nuovamente thrashy lascia spazio a un minimale lavoro di blast-beats e chitarre “a motosega” che si rincorrono in atmosfere ripetitive e lugubri fino al finale quasi inaspettato e brusco.
Ritroviamo lo stesso spirito minaccioso condito da chitarre essenziali e vagamente dissonanti anche nella successiva title-track, e quindi giungiamo alla fine con “Cold Northern Order”, un titolo e un manifesto che racchiude in tre parole molto del feeling contenuto in questo terzo full-length degli Old Wainds (non dimentichiamo comunque che la band ha rilasciato, dal 1996 ad oggi, anche tre demo e uno split coi loro concittadini Nav', anch’essi di Murmansk.

Concludendo, questa band con “Death Nord Cult” non delude e stupisce nuovamente in positivo, e non è cosa semplice se si mantiene una coerenza tale al genere da loro proposto. Forse questo album appare più diretto e “aspro” rispetto ai loro vecchi lavori, elementi dovuti ai nemmeno troppo celati inserti thrash che condiscono ogni canzone con quel pizzico di brutalità che, almeno in questo caso, non guasta proprio, ma anzi ne eleva il potenziale distruttivo e fa emergere un’opera come questa dal marasma delle uscite black metal “zanzarone” e noiose che infestano il mercato.

Orgoglio, devozione, cattiveria, disprezzo e cinismo sono gli elementi cardine di “Death Nord Cult”. Se sapete di cosa stiamo parlando acquistate e basta, non devo aggiungere altro credo. Promossi senza riserve.





01.Storm-Whip   

02.Once Moonlight...   

03.Cruel Black Dead

04.Bloodstained   

05.Cold Twilight Of The Worlds   

06.Born In the Freezing Dark   

07.Death Nord Kult   

08.Cold Northern Order

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