Lunatica
New Shores

2009, Napalm Records
Symphonic Metal

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 24/04/09

Certi gruppi sembrano proprio destinati a ricoprire ruoli da comprimario per tutta la vita, senza mai riuscire ad affrancarsi da questo infelice status. Gli svizzeri Lunatica, giunti ormai al quarto capitolo della propria carriera discografica, ma da sempre nascosti dalla titanica ombra dei Nightwish di Tuomas Holopainen (presenza ingombrante per qualsiasi band che decida di dedicarsi alla causa del metal sinfonico), andrebbero inseriti a pieno titolo nella suddetta categoria.

Grazie ad contratto con la celebre Napalm Records e ad un sound forgiato dalla mano esperta di Sascha Paeth (produttore di Epica, Kamelot e tanti altri nomi noti all’interno dei circuiti power/symphonic metal), i Nostri si ripresentano all’appuntamento con questo “New Shores”, album provvisto di undici canzoni iper-melodiche ed orecchiabili, tutte imperniate sulla voce dolciastra ed incisiva della frontwoman Andrea Dätwyler ed arrangiamenti orchestrali di indubbia qualità. Malgrado ciò, i Lunatica non ci risparmiano cadute di stile e scopiazzature evidentissime (“How Did It Come To This” cita un brano degli Stream Of Passion, “My Hardest Walk” strizza l’occhio agli After Forever, per non parlare poi di tutte le volte in cui i Nightwish vengono chiamati in causa) e questo fattore scredita non poco, in termini di gradevolezza, la resa finale del disco. Il perspicace uso delle tastiere e la partecipazione di John Payne (ex-Asia) nelle vesti di guest vocals, fortunatamente, aiutano a risollevare le sorti di un disco che tenderà, con tutta probabilità, a mostrare la corda già dopo i primi ascolti, a causa di una creatività fin troppo latente. Non è un caso se gli episodi più riusciti di “New Shores” sono proprio quelli in cui il six-piece elvetico cerca di allontanarsi da stereotipi troppo a lungo inseguiti, come nel caso delle due belle ballate “Heart Of A Lion” e “Winds Of Heaven”, la prima allegra e spensierata, la seconda più malinconica e sognante.

Le capacità non mancano, sia sul piano esecutivo che su quello espressivo, ma i Lunatica dovrebbero imparare a sfruttarle al meglio, per non rischiare di perdere, per l’ennesima volta, la sfida contro le band alle quali fin troppo palesemente si ispirano. Le possibilità per fare di meglio ci sono e la stessa formazione ce lo aveva dimostrato nel 2006 con “The Edge Of Infinity”, un disco decisamente più ispirato ed accattivante di quello preso in esame…



01. New Shores
02. Two Dreamers
03. How Did it Come to This
04. The Incredibles
05. My Hardest Walk
06. Farewell My Love
07. The Chosen Ones
08. Heart of a Lion
09. Into the Dissonance
10. Winds of Heaven
11. The Day the Falcon Dies

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