Devil's Slingshot
Clinophobia

2007, Mascot Records
Prog Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 09/04/09

Clinophobia è il side project strumentale di un trio di fenomeni: Tony McAlpine (Steve Vai, Planet X, Ring Of Fire, Vinnie Moore) alle prese con chitarre e tastiere, Bill Sheehan (Mr. Big, Ring of Fire, David Lee Roth, Talas) al basso e Virgil Donati (Planet X, Ring Of Fire) alla batteria.
I Devil’s Slingshot sono in giro da un paio d’anni e l’attuale studio album, il primo, nasce sotto il segno del virtuosismo, una sintesi formale delle capacità balistiche dei tre.

Alle spalle del gruppo una storia concisa e senza particolari aneddoti: Tony conosceva bene entrambi i colleghi, e tra l’altro aveva già collaborato con Virgil negli anni 80. Gli incontri sui palchi di tutto il mondo e negli studi di registrazione si sono tramutati in amicizia vera, e la promessa di una fattiva cooperazione è sfociata, da poco, nei Devil’s Slingshot.

E cosa mai ci riserverà la nuova “meraviglia” targata Mascot Records? I Diavoli si focalizzano sull’enorme repertorio che ha acconsentito di emergere singolarmente, mostrando i rispettivi stili attraverso le composizioni firmate McAlpine/Donati, nelle quali si cerca un minimo di melodia tra le sterminate parentesi tecniche.
I nove episodi che, come accennato poco fa, forniscono un ampio estratto del cosiddetto “modus operandi” dei tre artisti, sono stati sviluppati (e la produzione lo conferma ampiamente) favorendo il lato puramente heavy (Nederland) a quello progressivo (Lay Off), con Tony McAlpine che si diverte a modo suo, sconfinando a ripetizione nello shred (Def Bitch Blues) ma anche nella jazz fusion (Aerial Perspective). Da segnalare la partecipazione straordinaria di Bubby Brunel (Chick Corea, Herbie Hancock, Wayne Shorter tra gli altri), celebre bassista Jazz che esalta il brano numero otto, a mio avviso il più riuscito: Hourglass.

Ciò che fa storcere il naso non è, chiaramente, la performance del singolo ma la struttura del pezzo, una forma canzone piuttosto lineare (escludo la sola Hourglass) che esula da improvvisazioni o da schemi liberi, configurazione nella quale si sente forte la necessità di un cantante che porti a termine il “lavoraccio” compiuto dai tre.

Insomma, paradossalmente si tratta di un disco che vuole essere uno strumentale ma che abbisogna di una voce per potersi definire “completo”. Gli amanti della tecnica e del virtuosismo non se lo lascino scappare, agli altri consiglio di dedicare soldi e tempo ai progetti paralleli dei tre, ben più interessanti di questo Clinophobia.



01. Nederland (MySpace)
02. Ballade De Bastille
03. Def Bitch Blues
04. Lay Off
05. Injustice Line
06. Ocean
07. Flamed
08. Hourglass
09. Aerial Perspective

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