Derdian
New Era (Pt.1)

2005, SteelHeart Records
Power Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 09/04/09

Per gli aficionados del power metal stile Rhapsody di "Symphony of Enchanted Lands", l’acquisto di "New Era pt.1" degli italianissimi Derdian potrebbe rivelarsi ben più di un semplice riempitivo destinato alla collezione definitiva del “Majestic-boombastic and hyper-symphonyc” metal, disco fregiato di un’ottima promozione da parte della Steelheart Records e che è possibile recuperare facilmente sugli scaffali dei negozi specializzati.

L’incipt utilizzato per dare il via alle danze dichiara apertamente amore al combo capitanato da Turilli e Staropoli e ci si trova catapultati a fronteggiare una classicissima ed abusata intro orchestrale accompagnata da canto latino e, quantomeno, i Derdian non provano a nascondersi dietro questo tentativo di imitazione; la biografia parla infatti in modo esplicito e recita testualmente tali parole: “Non avete mai ascoltato nulla di così maestoso e sinfonico dai tempi di "Symphony Of Enchanted Lands" dei Rhapsody”. Se le premesse verranno rispettate chi potrà stigmatizzare?

Il gruppo capitanato da Enrico Pistolese (chitarra) nacque nel 1998 come thrash cover metal band ma i primi brani personali ebbero uno stile ed impostazione molto più vicina al genere odierno in quanto affascinati visibilmente dalla potenza e dalla melodia sprigionate da esso. Il primo demo autoprodotto “Revenge” fu accolto coi favori della critica ed al quale seguirono a ruota, nel 2003, il mini cd “Incitement” e produttivi live shows nei più comuni ed attrezzati locali del nord Italia.

Appurato che ci troviamo d’innanzi a buoni musicisti che sanno il fatto loro, la pecca focale di New Era pt1 è visualizzata nel songwriting poco spigliato e scarsamente intuitivo. Durante le fasi calde dei 9 brani (+ una intro e una strumentale) il problema centrale sta nei chorus davvero poco ispirati e sostanzialmente freddi, monotoni e privi di un minimo di espressività. Se i Derdian tengono così tanto a riproporre ciò che i Rhapsody hanno scritto e riscritto prima di loro, sarebbe stato logico “imitarli” nel punto che li ha caratterizzati: linearità e costante ricercatezza nel bridge nei pre-cori e coro definitivo ed immediato.

Soli spropositati di chitarra e soprattutto di tastiera, oggi giorno iniziano a lasciare il tempo che trovano, gli stacchi e le riprese improvvise condite da teatralità ossessiva ed ostentata non impressionano più di tanto colui che fa e che ha fatto di questo filone il proprio pane quotidiano.

Sprazzi di classe qua e là sono delimitati da qualche traccia isolata come Beyond The Gate, Nocturnal Fires e la ballad Where I Can Fly che realmente fanno tornare indietro di qualche anno anche se l’interpretazione canonica di Joe alla voce non riesce nemmeno a sfiorare lontanamente le prove emozionanti dell’osannato Fabio Lione.

Come avrete intuito, ho volutamente e costantemente paragonato i giovani Derdian ai padri italiani del power metal sinfonico proprio perché il disco sin qui giudicato ne è in tutto e per tutto un palese ossequio, a partire da cover, testi e logo per finire alla ben più importante musica.

Non ho dubbi nell’affermare che è discreto il potenziale a loro favore, pertanto consiglio al gruppo di cercarsi un nuovo “Sascha Paeth” che li possa aiutare a costruire qualcosa di importante, le prerogative ci sono tutte e i punti deboli sono sufficientemente chiari per ridurli, in futuro, ad un limite vicino allo zero.



01. Incipt
02. Beyond the Gate
03. Eternal Light
04. Nocturnal Fires
05. Anubi’s Call
06. Incitement
07. Screams of Agony
08. Where I Can Fly
09. Crystal Lake
10. Entering the Cage (Instrumental)
11. Cage of Light

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