Recensione a cura di Mario Munaretto
Living For Death, Destroying The Rest rappresenta il secondo full-length per gli Rumpelstiltskin Grinder, dopo Buried In The Front Yard del 2005. La band si forma nel 2002 a Philadelpia e l’attuale formazione presenta Shawn Riley, alla voce e al basso, Patrick Battaglia alla batteria e la coppia Matt Moore e Ryan Moll alle chitarre. I Rumpelstiltskin Grinder ci propongono nel nuovo album un violento thrash, molto tirato, che ricorda in alcuni passaggi i più noti Municipal Waste e Toxic Holocaust.
I Rumpelstiltskin Grinder pagano il debito nei confronti di quel thrash metal caratterizzato da influenze hardcore e tipico di gruppi come S.O.D., Cryptic Slaughter e Wehrmacht. Se l’essere totalmente derivativi da questo tipo di sound è la chiave di volta della proposta musicale dei Rumpelstiltskin Grinder, l’accostamento al crossover thrash degli eighties, viene ancor più esacerbato da dettagli quali la cover dell’album esageratamente pacchiana, i titoli volutamente ridicoli delle canzoni e le bizzarre note biografiche, presenti sul loro sito ufficiale.
I Rumpelstiltskin Grinder sguazzano tra tutti questi riferimenti, sottolineando a più riprese la loro tendenza goliardica, iniziata con il live album di debutto, dal grottesco titolo Raped By Bears. L’attitudine goliardica, la vena canzonatoria e il divertimento fine a se stesso diventano le uniche motivazioni che sostengono la composizione e la produzione di Living For Death, Destroying The Rest.
Mantenendo ferme tutte queste considerazioni, Living For Death, Destroying The Rest potrebbe avere un senso, che però rischia di avere il sapore dell’incompiuto. Le capacità compositive ed esecutive non mancano, vedasi pezzi come la trascinante Beware The Thrash Brigade o l’energica Brainwasher C. 1655, ma i Rumpelstiltskin Grinder dovrebbero prendersi più sul serio e catalizzare le loro qualità verso percorsi differenti.
Living For Death, Destroying The Rest rappresenta il secondo full-length per gli Rumpelstiltskin Grinder, dopo Buried In The Front Yard del 2005. La band si forma nel 2002 a Philadelpia e l’attuale formazione presenta Shawn Riley, alla voce e al basso, Patrick Battaglia alla batteria e la coppia Matt Moore e Ryan Moll alle chitarre. I Rumpelstiltskin Grinder ci propongono nel nuovo album un violento thrash, molto tirato, che ricorda in alcuni passaggi i più noti Municipal Waste e Toxic Holocaust.
I Rumpelstiltskin Grinder pagano il debito nei confronti di quel thrash metal caratterizzato da influenze hardcore e tipico di gruppi come S.O.D., Cryptic Slaughter e Wehrmacht. Se l’essere totalmente derivativi da questo tipo di sound è la chiave di volta della proposta musicale dei Rumpelstiltskin Grinder, l’accostamento al crossover thrash degli eighties, viene ancor più esacerbato da dettagli quali la cover dell’album esageratamente pacchiana, i titoli volutamente ridicoli delle canzoni e le bizzarre note biografiche, presenti sul loro sito ufficiale.
I Rumpelstiltskin Grinder sguazzano tra tutti questi riferimenti, sottolineando a più riprese la loro tendenza goliardica, iniziata con il live album di debutto, dal grottesco titolo Raped By Bears. L’attitudine goliardica, la vena canzonatoria e il divertimento fine a se stesso diventano le uniche motivazioni che sostengono la composizione e la produzione di Living For Death, Destroying The Rest.
Mantenendo ferme tutte queste considerazioni, Living For Death, Destroying The Rest potrebbe avere un senso, che però rischia di avere il sapore dell’incompiuto. Le capacità compositive ed esecutive non mancano, vedasi pezzi come la trascinante Beware The Thrash Brigade o l’energica Brainwasher C. 1655, ma i Rumpelstiltskin Grinder dovrebbero prendersi più sul serio e catalizzare le loro qualità verso percorsi differenti.