Recensione a cura di Mario Munaretto
Confesso che prima di questa recensione non avevo mai ascoltato gli elvetici Shakra e notando come il loro debutto fosse successivo a quello dei più ben noti conterranei, sto parlando dei ticinesi Gotthard, ho voluto pensare male, etichettandoli subito come dei cloni. Scorrendo le loro note biografiche, ho messo parte il mio essere prevenuto e davanti a più di dieci anni di carriera e con una discografia di tutto rispetto, Everest è il settimo full-length della band, mi sono messo all’ascolto con una certa aspettativa.
La scalata a Everest inizia subito con l’adrenalica e pompata Ashes To Ashes, canzone da cui dovrebbe essere tratto il secondo video di Everest. Love & Pain spezza il ritmo, ma il suo chorus ci mette qualche secondo per restare impresso, per non parlare del gustoso assolo di chitarra. Il sound caldo di Let Me Lie My Life To You e The Illusion Of Reality si trasforma nella melodica e malinconica ballad Why, per la quale i Shakra hanno girato il primo video di quest’album. Veramente pregevole l’arte di Thom Blunier, il chitarrista solista.
The Journey schiaccia ancora sull’acceleratore, mantenendo sempre una ben definita componente melodica. Cambi di ritmo, che resta sempre sostenuto, aperture a tutto respiro contrastate da riffoni elettrici, c’è proprio tutto per fare di The Journey un pezzo di hard rock da manuale e insieme a Anybody Out There, costruita intorno un chorus ruffiano e coinvolgente, il picco di questo Everest degli Shakra. La superba Right Between The Eyes e Dirty Money portano verso la chiusura dell’album, che si conclude con il gran finale costituito da un’altra ballad, la bella e sognante Hopeless.
Concluso l’ascolto di Everest, mi sono dovuto ricredere rispetto a quanto enunciavo prima, i Shakra non sono certo i nuovi wannabes della scena rock svizzera ed europea e questo album lo dimostra con la qualità del song-writing, degli arrangiamenti e del lavoro di produzione, ma soprattutto delle capacità della band, tra cui l’ottimo cantante Mark Fox, e da un’attitudine che riesce a coinvolgere e trasmettere emozioni, strizzando l’occhio a un platea mainstream.