Burning Black
Prisoners Of Steel

2008, Sweet Poison Records
Heavy Metal

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 07/05/09

Recensione a cura di Sergio Vinci

 

Un’altra volta tocca all’Italia dimostrare che in ambito classic-heavy metal non ha nulla da invidiare rispetto ad altri territori, almeno a livello qualitativo. Infatti i Burning Black, trevigiani doc, si presentano con un debutto dirompente e con diverse caratteristiche che difficilmente potranno passare inosservate, a partire dalla tecnica, ad una certa maturità nel songwriting, fino ad una cura della produzione notevole, effettuata presso i Remaster Studios di Vicenza sotto la supervisione di due nomi noti nonché producer di alta qualità, ovvero Tony Fontò dei White Skull e Nick Savio degli Hollow Haze.

La proposta dei Burning Black è classica fino al midollo e tutto sommato si basa su una costruzione delle canzoni piuttosto semplice, mettendo in primo piano il background della band, che sembra cresciuta a pane, Judas Priest e NWOBHM come viene dimostrato, oltre che un lavoro delle chitarre, sempre discretamente ispirato e compatto, anche da un cantato ad opera di un Massimo De Nardi che spesso rimanda a quello del Metal God per eccellenza, solo leggermente meno esasperato sugli acuti ma comunque grintoso al punto giusto.
L’opener “Hell Is Now” infatti mette subito in chiaro tutte queste caratteristiche, con un incedere che riporta un po’ alla memoria la grande “Painkiller” mescolata a certi Saxon, con riffs granitici sorretti da una sezione ritmica bella tosta. Raramente la band si butta sulla velocità tipica di certo power metal teutonico e infatti, come sottolineavo poc'anzi, le coordinate della band vanno ricercate nel metallo inglese degli Eighties (con una spruzzata anche di Accept volendo), quindi heavy metal nella sua accezione più pura e incontaminata. Si prosegue poi con l’up-tempo di “Angel Of War”, che di tanto in tanto si divincola anche tra accelerazioni fulminee e ficcanti, con un cantato sempre potente e affilato ad impreziosire il tutto.

Altri episodi che mi hanno colpito sono “Smell The Fire”, episodio che dal vivo mieterà sicuramente molte vittime grazie alla sua aggressività senza fronzoli e ad un refrain che si stampa in testa sin dal primo ascolto, poi “Fight To Dream”, dove riappare nuovamente lo spettro dei Preti Di Giuda con un tappeto di chitarra ritmica molto accattivante e ben calibrato tra tecnica e melodia.
Gli ultimi brani del cd sono tutti meritevoli, quindi non cito altre canzoni perché rischierei di nominarle tutte, ma posso ancora dire che chiunque ami il caro, vecchio ed inossidabile heavy metal, ma anche bands più o meno di recente formazione come ad esempio Hammerfall, Primal Fear o Cage non faticherà a trovare perlomeno interessante questo “Prisoners Of Steel”, e in alcuni casi sono sicuro che ve ne innamorerete.
Qui tutto è al posto giusto per il genere proposto dai Nostri: grande lavoro sia solistico che ritmico da parte delle chitarre, sezione ritmica potente e incalzante, vocals di qualità, brani facilmente memorizzabili e ben costruiti. Manca ancora un pizzico di personalità, ma sono sicuro che col tempo la band colmerà anche questa piccola lacuna, che comunque non va ad inficiare più di tanto la valutazione finale di questo lavoro.

Cosa aspettate quindi cari defenders? Senza dover ricorrere per forza all’estero, con esiti molte volte scadenti, basta guardare nel proprio orticello, e band come i Burning Black (ma anche White Skull, ad esempio) meritano tutto il nostro supporto. Dobbiamo andarne fieri.





01.Hell is Now
02.Angel of War
03.Angry Machine...of Love
04.Smell the Fire
05.Fight to Dream
06.No More Heroes
07.Heavy Metal
08.Life Passengers
09.Without Waiting…
10.…Without Fear
11.Prisoners of Steel

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