Killing Touch
One Of A Kind

2009, Scarlet Records
Prog Metal

One Of A Kind consegna a Michele Luppi lo scettro del prog-power made in Italy
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 10/05/09

Il cuore di un musicista è attraversato da un’infinità di emozioni che hanno un minimo comune denominatore: sospingere la mente oltre i propri confini alla ricerca di una forma artistica definita, un viaggio intimista nei pensieri più reconditi per immortalare visioni e suoni esclusivi.
Il semplice ascoltatore, appurata l’autenticità di tale prefazione, dovrà accettarne scelte, disposizioni e provvedimenti, confidando nella comune libertà di espressione.
Accade dunque che la stella tra le stelle delle voci italiane, Michele Luppi, allo scoccare della venticinquesima ora abbandonerà l’astronave di Olaf Thorsen, si staccherà dal pianeta perfetto scorgendo dall’alto il manicomio novecentesco di Stream Of Consciousness e si librerà alla scoperta di una piccola cittadina situata nella regione del Maine, Stati Uniti d’America. C’è un insegnante del luogo ad attenderlo, Johnny Smith.

Le Origini
La chiusura del periodo Vision Divine coincide con quello della nascita dei Killing Touch, una formazione che ricalca per tre quinti quella originale dei Mr. Pig (cover band di successo) ma che, e andremo ad approfondire nel corso della recensione, condivide ben poco sotto il profilo strettamente musicale. Braccio destro e braccio sinistro sono rispettivamente Giorgio Terenziani (basso) e Michele Vioni (chitarre), a supporto due giovani talenti scovati nel territorio emiliano: Davide Montorsi (chitarre) e Paolo Caridi (batteria). Tecnica, esperienza e rinnovati stimoli al servizio dell’estro di Mr. Luppi. Basterà per produrre il tanto sospirato capolavoro?

La Zona Morta – The Dead Zone
"One Of A Kind", il disco d’esordio dei Killing Touch, è un concept deliberatamente ispirato al romanzo di Stephen King e alla serie tv ideata da Michael e Shawn Piller, composto da dodici tracce (tredici per l’edizione giapponese) che riassumono fedelmente il trascorso di Michele Luppi.
Maine, USA, l’insegnante Johnny Smith è superstite di un grave incidente che lo costringe al coma per diversi anni, il ritorno alla vita cambia tutte le sue prospettive, scoprirà di avere un potere che gli permette di guardare attraverso il passato e il futuro ma che, a causa di una parte di cervello inattiva (è questa la fatidica “zona morta”) non riuscirà a controllare del tutto. Smith utilizzerà il “dono” per risolvere crimini, ma la sua vita si trasformerà irrimediabilmente a causa di un intrigo politico che lo vede coinvolto.
Eventi, considerazioni e fatti rivisti e re-interpretati dai Killing Touch, con l’aggiunta di un finale del tutto inedito che non ritengo opportuno svelare in questa sede.

One Of A Kind
Passiamo al disco, passiamo alla musica. Come ho anticipato poco fa, One Of A Kind utilizza l’intera gradazione di colori che ha formato negli anni la figura di Michele Luppi. C’è l’AOR di Strive (One Of A Kind, Justify), ci sono il prog e il power dei Vision Divine (The Touch, Wheel Of Fortune, The Danger Zone), c’è una notevole presenza di hard rock (Walls Of Sympathy, Falling Away) e c’è il funky, influenza primaria quasi mai menzionata dalla stampa. Ci sono gli arrangiamenti vocali più curati nella storia di un gruppo metal italiano, la produzione è sfavillante, ultra-definita e sembra siano presenti tutti i dettagli che fanno di un disco un grande disco. Oggi la voce di Michele è finalmente la base su cui costruire tutto “il resto”, settata su volumi conformi al suo standard e mai livellata per difetto come accaduto anche nel passato più recente. Gli strumenti girano attorno alle rifrazioni vocali, definiti e non penalizzati, completando quello che si dimostrerà essere un suono del tutto nuovo e seducente.
La chitarra di Michele Vioni è iper-compressa tanto da ricordare il ruggito dei Pantera che furono, i suoi assoli non sono invasivi e altresì funzionali alla melodia, il basso di Giorgio Terenziani è addirittura l’elemento di “spicco” rispetto alle proposte consuetudinarie, a dimostrazione che nulla è lasciato al caso.
Ogni canzone è una serie di immagini che riportano fedelmente le atmosfere del libro di King, impressiona l’improvvisazione di Still Walking, otto minuti di vero pianoforte che tracciano una linea invisibile tra la prima parte del disco più scorrevole e una seconda parte sperimentale. L’esempio lampante è proprio la conclusiva Thy Will Be Done, che si pone tra stili molteplici su una costruzione apparentemente anti-logica. E i cambi di tempo sono la chiave di "One Of A Kind": semplicemente geniale.

Il responso
I Killing Touch applicano il rigore, lo studio e le conoscenze acquisite in anni di sudore, l’esordio stellare ha un solo (se così vogliamo chiamarlo) difetto: dice più di quanto necessario. L’anno di gestazione ha contribuito a creare migliaia di idee rielaborate e appoggiate una sull’altra; il risultato è grandioso ma per certi versi ridondante. Nulla di cui preoccuparsi, non c’è gruppo italiano che oggi possa permettersi di ideare, suonare e produrre un disco come One Of A Kind: una dimostrazione di classe e gusto che avrà il suo naturale sfogo nei concerti a venire. E pensare che noi “esseri umani” stiamo già bramando il seguito…



1.The Touch
2.Black Ice
3.Wheel Of Fortune
4.Mimicking Death
5.The Danger Zone
6.One Of A Kind
7.Tommy's Cane
8.Still Walking
9.Walls Of Sympathy
10.Falling Away
11.Justify
12.Thy Will Be Done

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