Burn Down Rome
Devotion

2008, Visible Noise
Postcore

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 14/05/09

Recensione a cura di Sergio Vinci

 

Questo debutto degli inglesi Burn Down Rome mi ha semplicemente affascinato. Un disco dotato di una personalità non comune e che, come tanti prodotti simili, viene fuori sulla lunga distanza lasciando, almeno nel mio caso, con un retrogusto un po’ tiepido durante i primi approcci. Invece, man mano che il numero di ascolti aumenta, viene fuori tutta la sostanza di questa band.
A partire da una scelta dei suoni piacevolmente “acustica” (e con questo termine mi riferisco a una produzione che si discosta dalla maggior parte delle uscite odierne, tutte molto “bombastiche” e laccate, ma che spesso nascondono una mancanza di ispirazione evidente), i Burn Down Rome forgiano un album che trae linfa vitale dal post-core, dall’indie rock e dall’abusatissimo concetto di “emo”, ma che non ha nulla a che vedere con l’attuale significato dato a questo termine, che oramai viene associato a bands tipo My Chemical Romance o Fall Out Boy, ma, piuttosto, deve essere identificato con la prima ondata di formazioni che venivano considerate tali. Soprattutto, in questo “Devotion”, scorgiamo molte somiglianze con acts quali At The Drive In e Refused.

Una voce disperata e rabbiosa tinge di nero canzoni che alternano sfuriate elettriche e passaggi più meditativi carichi di pathos, la sezione ritmica è sempre importante nel sottolineare i vari cambi di umore che serpeggiano tra questi nove episodi e i Nostri si mostrano infatti come band eclettica, in grado di poter giocare quasi da veterani del settore, nonostante siano solo al loro debutto. Il limite maggiore può essere proprio il cantato, che rimane un po’ anonimo seppur discretamente amalgamato in questo contesto fatto di una materia che rimane costantemente in bilico tra soluzioni melodiche inconsuete, riottosità hard-core e attitudine “indie”.
Ogni brano offre una buona gamma di elementi diversi che mettono quindi in bella mostra le qualità di questa band, tra brani d’assalto come “Debauchery”, “XO”, “11.11 – Burn Down Rome” o “Daniel” e altre dove prende il sopravvento una vena intimista (“Devotion”, “Penitent”). Ma i Burn Down Rome lasciano in ogni caso sempre un retrogusto drammatico nelle loro canzoni, a prescindere dalla irruenza o meno di queste, ampliato da un guitar work spesso dissonante e con soventi incursioni in arpeggi dal sapore amaro e nostalgico. Tutti elementi che ritroveremo infatti anche nelle liriche, che vertono su tematiche esistenziali e incentrate sul disagio della psiche.

Tirando le somme, questo è un lavoro che sa crearsi un suo spazio in una scena rock (intesa in senso ampio) troppo omologata, grazie ad un lotto di musicisti che non si sono accontentati di fare da semplici gregari di uno stile, ma che, anzi, hanno voluto osare in un territorio riassumibile e identificabile vagamente come post-core ma dove nulla appare mai banale o esplicitamente déjà-vù.
Purtroppo pare che la band si sia già sciolta e questo è un vero peccato, perché sono sicuro che i Burn Down Rome avrebbero perfezionato quello che di buono già hanno dimostrato in “Devotion” e, magari, sarebbero potuti diventare un esempio da seguire in futuro.

Disco per menti aperte e desiderose di andare oltre primi, sbrigativi approcci alla musica.





1.Michael

2.Debauchery

3.Temperance

4.XO

5.Devotion

6.Apathy

7.Penitent

8.11.11.

9.Daniel

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