Geist
Galeere

2009, Prophecy Prod./Lupus Lounge
Black Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 20/05/09

Terzo album per i tedeschi Geist, una formazione partita solo quattro anni fa con un debutto fatto sostanzialmente di black classico, e giunta, poco tempo dopo, alle prese con un lavoro molto ambizioso. “Galeere” si ripropone la missione di andare oltre il semplice black metal, cercando di confezionare un suono che possa essere moderno, ma senza dimenticare il passato, potente e melodico nello stesso tempo, che guardi a un pubblico con più larghe vedute.

Il tutto scandito dai ritmi di un concept (o ambientazione) interessante: il mare. Il disco vuole trasmettere tutta la maestosità, l'indomabilità, e il fascino del mare, attraverso tracce lunghe, epiche e strutturate, in cui si attraversano momenti in cui il black metal della band si fa più ricco, con venature doom, e inserti ambient, posti quasi come legante tra un brano e l'altro. Alla luce di questo “Galeere”, possiamo dire che i ragazzi sono andati molto vicini a un grande risultato, peccando probabilmente di esperienza nel saper dare maggiore profondità ai pezzi, e qualche mancanza a livello compositivo, con diversi momenti un po' troppo tirati per le lunghe.

Del resto, i primi due concept “marini” che mi sono venuti in mente subito dopo aver scoperto la bella copertina di “Galeere”, ovvero “Leviathan” dei Mastodon e “The Call Of The Wretched Sea” degli Ahab, sono un pesante spada di Damocle sulla testa dei Geist. Purché in ambiti e generi differenti, questi lavori segnano un po' la distanza che i nostri avrebbero dovuto colmare per poter mettere in piedi  (senza timore) un disco del genere, dalla durata generosa, dal carattere fortemente epico, dalla complessità degli arrangiamenti, dall'importante mole di idee messe sul piatto, e con il dovere di saper trasportare l'ascoltatore nel bel mezzo delle vicende narrate. È proprio da questo punto di vista che i Geist mancano, riuscendo a ingranare solamente nella seconda metà del disco, mostrando il meglio di sé in brani come “Helike” e la bellissima e lunga “Unter Toten Kapitänen”, dove come per incanto tutto quanto porta a momenti di patos sempre più emozionanti. Un vero peccato che i nostri siano riusciti a trovare il giusto equilibrio solo nelle battute finali, non che le prime canzoni siano da buttare, ma quello che a mio giudizio manca è proprio l'ispirazione, come se nel voler rendere i brani ben più lunghi della media, i Geist abbiano allungato eccessivamente le canzoni, con il risultato di mettere ancor più in luce le piccole falle del songwriting (una per tutte la ripetitiva “Ein Winter auf See”).

Un disco ambizioso dicevamo, che una volta tanto vuole offrire qualcosa di personale e lontano dagli standard. A puntare troppo in alto a volte ci si perde, ma con qualche piccolo accorgimento, i Geist non avranno problemi a piazzare la giusta zampata col prossimo disco.



01. Galeere

02. Ein Winter auf See

03. Durch Lichtlose Tiefen

04. Helike

05. Unter toten Kapitänen

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