Pathosray
Sunless Skies

2009, Frontiers
Prog Metal

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 23/05/09

I Pathosray sono ormai una giovane realtà del panorama prog made in Italy.
Formatisi nel 2000, originariamente con il nome di N.D.E., da un’idea del batterista Ivan Moni Bidin, del chitarrista Luca Luison e del cantante Marco Sandron, pubblicano un primo demo intitolato “Strange Kind Of Energies” e successivamente nel 2006 ne viene registrato un secondo dal nome “Deathless Crescendo”, grazie all’entrate nella band del bassista Fabio D’Amore e del tastierista Gianpaolo Rinaldi.
Nei tre anni successi, la band veneto-friulana registra due album, “Pathosray”, da cui il cambio di monicker, e il nuovissimo “Sunless Skies”. Per quanto riguarda la formazione c’è da segnalare l’ingresso alla chitarra di Alessio Velliscig in sostituzione di Luca.
Il sentiero musicale intrapreso da questi giovani ragazzi è di matrice prettamente prog, con influenze heavy metal e richiami al prog-rock anni ’70.


Diciamo la verità, la situazione per quanto riguarda il mercato prog, in specifica maniera sul suolo italiano, non è delle più rigogliose e facili. Rendersi visibili e farsi conoscere non è assolutamente un compito alla portata di tutti, e chi se non la Frontiers poteva accogliere fra le sue braccia questo gruppo di baldi giovini per promuoverli degnamente? I risultati verranno solo col tempo, e pertanto andiamo a gustarci la loro nuova fatica.


Come già detto in precedenza, la componente prog è rilevante, e le influenze dei membri e di altri generi campeggiano un po’ qui e un po’ là, disseminate in tutto l’album.
Il lavoro è ben prodotto ed è tecnicamente ineccepibile, in alcuni passaggi mi è anche sembrato di ascoltare un cd dei Symphony X.
Le tracce si susseguono senza impedimento fino alla metà dell’album, dall’opener “Crown Of Thorns” alla ispirata “In Your Arms”, passando per la mia preferita del CD: “Quantic Enigma”.
I Pathosray vogliono comunicarci emozioni, e fin’ora ci sono riusciti. Le atmosfere create dagli splendidi suoni di tastiera e pianoforte, le chitarre e il basso a tratti pesanti ed a tratti leggere come piume e le percussioni che sorreggono saldamente i brani sono incollati vicendevolmente dalla voce squillante di Marco.
La seconda parte di “Sunless Skies” cala leggermente, e ad ascoltatori esterni o alle prime armi in materia, sarà facile distrarsi. Non nego che, personalmente, ad un certo punto ho cominciato a perdere il filo dell’ascolto. C’è comunque spazio per piacevoli sorprese come “The Coldest Lullaby”, in cui troviamo una special guest dietro i microfoni (Klaaire) e l’incantevole traccia strumentale “Perpetual Eclipse”.


Il songwriting in generale è comunque ispirato e mai banale. Di certo non entrerà nella top100 dei dischi migliori del mondo, ma un’ascoltata io gliela darei, potreste trovare in loro quello che probabilmente stavate cercando.





01.Crown Of Thorns
02.Behind The Shadows
03.Aurora
04.Quantic Enigma
05.In Your Arms
06.Sons Of The Sunless Sky
07.The Coldest Lullaby
08.Perpetual Eclipse
09.Poltergeist
10.For The Last Time

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