Endstille
Verfuhrer

2009, Regain Records
Black Metal

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 24/05/09

Recensione a cura di Sergio Vinci

 

Ritornano più agguerriti che mai i tedeschi Endstille, oramai attivi da quasi dieci anni e giunti all’ammirevole traguardo del sesto album in studio. Passa quindi il tempo, ma non cambia di molto la proposta dei Nostri, che ci regalano un altro manifesto di black metal ferale e carico di odio, ma anche sapientemente arricchito con un buona dose di malinconia, che viene spesso a galla nei tempi medio-lenti ma che avvolge un po’ tutto il riffing di questo “Verführer”.


In generale potrei dire che chi ha sempre apprezzato la band in questione, può andare sul sicuro anche stavolta, e in parte è effettivamente così. Ho sentito però in diverse occasioni criticare le loro produzioni più recenti, come ad esempio “Navigator”, o soprattutto il penultimo “Endstilles Rech”, con motivazioni quali immobilità stilistica e/o monotonia, ma a mio avviso, e stavolta sembro essere l’unico a pensarlo, quest’ultimo parto è inferiore ai due precedenti. Non saprei spiegare bene perché, in quanto stavolta la band ha pure inserito qualche piccola variante sul tema e reso meno monotematica la loro proposta, con diversi mid-tempo e soluzioni chitarristiche in alcuni casi “dilatate” e davvero emozionali, ma a mio avviso l’atmosfera morbosa delle vecchie release è andata un po’ persa. Forse è anche colpa della produzione, in questo caso leggermente più pulita e potente, ma la mia idea è che siano proprio i brani a non rimanere impressi. Colpiscono subito in maniera schietta e diretta, ma hanno vita breve.

Chiariamo in ogni caso che ci troviamo davanti all’ennesimo buon disco degli Endstille, coerente con la loro storia, suonato alla grande e con diversi brani che comunque fanno la differenza rispetto alla mole di band black metal in circolazione. Insomma, la band ha personalità e classe, ma sembra che qualcosa stavolta li tenga un po’ ancorati, non si respira pienamente quell’aria malata del passato. Da segnalare che in molti casi viene a galla un’influenza riconducibile ai Gorgoroth, sia per il cantato di  Iblis, molto simile a quello di Gaahl (oramai, però, ex-Gorgoroth), sia per il lavoro di chitarra, che almeno in un caso, sfiora il plagio (“Hate Me…God” è praticamente uguale al brano “Possessed (By Satan)” contenuto nel masterpiece “Antichrist”). Importanti, come accennavo, alcune soluzioni care al depressive che rendono accattivanti brani come “Depressive/Abstract/Banished/Despised” o “Suffer In Silence”.

In definitiva gli Endstille non hanno tradito le attese, ma rimane il fatto che io continui a percepire nell’opera dei momenti di stanca che non mi permettono di dare una valutazione che vada oltre una abbondante sufficienza. Ad ogni modo ogni fan della band, ma non solo, può stare tranquillo e spendere i propri soldi in un disco che, seppur con qualche incertezza, si distingue dalla massa in maniera decisa.  





01. ...Of Disorder
02. Hate Me...God?
03. Depressive/Abstract/Banished/Despised
04. Ursprung
05. Monotonus/n
06. Symptoms
07. Suffer In Silence
08. Dead
09. Endstille (Verführer)

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