Birds Of Prey
The Hellpreacher

2009, Relapse Records
Death Metal

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 28/05/09

Recensione a cura di Sergio Vinci

 

Tre album in poco più di tre anni. Niente male considerando il fatto che stiamo parlando di un side-project derivante da membri di bands piuttosto note, quali Alabama Thunderpussy, Municipal Waste e Baroness. Ancora meglio se, alla luce di svariati ascolti di questo “The Hellpreacher”, possiamo affermare che la band ha confermato le buone prerogative messe in atto sin dal debut “Weight Of The Wound”.

Meno southern rispetto al passato e più tendenti ad una vaga forma di death n’roll, i Nostri confezionano dodici canzoni al vetriolo che grondano alcool e sudore da ogni solco. Non sono molti i momenti di tregua in questo album, a partire dalla opener “Momma”, brano con un andamento che potrebbe rimandare ai Motörhead del periodo “Bastards”, idealmente contaminati con massicce dosi di hard-core e death metal. Discorso un po’ differente per la successiva “Juvie”, un mid-tempo dove viene a galla l’altra maggiore influenza del combo, ovvero gli Entombed dell’ultimo periodo, soprattutto per quel che concerne le vocals di Ben Hogg. Già da queste due tracce possiamo intravedere quale sarà il cammino che percorrerà il disco, ovvero una mistura fatta sostanzialmente di sludge, death metal e hard rock.

Se da una parte il disco si fa ascoltare con piacere e scorre via senza intoppi, c’è anche da rilevare che, alla lunga, qualche sbadiglio potrebbe affiorare a causa della mancanza di veri episodi trainanti. Echi di Down si ravvisano facilmente qua e là, ma rispetto alla band di Phil Anselmo, i Birds Of Prey spingono maggiormente sull’acceleratore, come nella sporca e thrashy “Alive Inside!”, anche se purtroppo non manca qualche passaggio a vuoto (“Tempt The Disciples”, “The Excavation”, ad esempio), che non inficia più di tanto un’opera non eccelsa, ma comunque godibile e anche capace di mettere a segno qualche altro pezzo certamente non originale, ma comunque trascinante al punto giusto, come la nuovamente Motörhead-iana “Taking on Our Winter Blood” o le devastanti “Blind Faith”, “Warriors of Mud... The Hellfighters” e “False Prophet”.
 
Sinteticamente: questo “The Hellpreacher” non aggiunge nulla di nuovo né alla musica in genere, né al sound a cui questa band ci ha abituato, salvo solo per una propensione maggiore verso lidi più estremi rispetto al passato, ma in ogni caso è un disco onesto e capace di regalare piacevoli momenti di sano headbanging. Da segnalare l’ottima prova di tutti i musicisti, che magari in questo album non saranno stati degli ottimi compositori, ma hanno messo in mostra tutta la loro esperienza maturata, oltre che nel tempo, anche nei numerosi progetti musicali a cui hanno preso e prendono ancora parte.

Poche pretese per una band che probabilmente non ne ha e non ne vuole, e che cerca solo di divertirsi suonando per passione e divertimento. Promossi, ma senza troppo clamore.





01.Mama
02.Juvie
03.As The Field Mice Play
04.Alive Inside!
05.Tempt The Disciples
06.Taking On Our Winter Blood
07.The Excavation
08.Blind Faith
09.False Prophet
10.The Owl Closes In
11.The Hellfighters
12.Giving Up The Ghost

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool