Cretin
Freakery

2006, Relapse Records
Grindcore

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 28/03/09

Debutto discografico per i californiani Cretin, che, dopo l'ep del 2004 (Cretanic Grind Ambush), mettono a segno un bel colpo, con il primo full-length Freakery, targato -guarda caso- da Relapse. Un disco tutta sostanza, che riesce nel compito di suonare old-school senza risultare una piatta rivisitazione di gruppi che hanno segnato le prime fasi del genere.

Infatti la band mette subito in evidenza il proprio credo musicale, ribadendo con fermezza la volontà di riprendere il feeling del grind di fine anni 80 e inizio anni 90, assumendo come muse ispiratrici gente come Napalm Death, Terrorizer, Repulsion. Basterebbe fare un giro sul sito ufficiale dei Cretin, leggere il manifesto che schematizza, quasi fosse una sorta di comandamento, il proprio stile, per rendersi conto di come suoni Freakery: nessun approccio moderno alla registrazione, nessuna concessione alla velocità pura senza preoccuparsi prima di rendere catchy e irresistibili le proprie canzoni, maggiore importanza al feeling che all'esecuzione tecnica e l'utilizzo di vocals graffianti e "bastarde" ma assolutamente decifrabili, rifuggendo da growl esasperati e da eventuali effetti vocali. Non tanto questo un aiuto ai recensori del disco, ma una vera e propria indicazione su come approcciarsi ad un lavoro del genere. In un panorama musicale in cui si assiste ad una standardizzazione del suono, i Cretin mettono subito a tacere coloro che giudicano un album dalle novità in esse contenute, senza tenere conto dell'effettivo valore dello stesso.

Irriverenti, ironici e scanzonati, i nostri sono musicisti di una certa esperienza (ad esempio il bassista Matt Widener e il batterista Col Jones hanno militato entrambi negli Exhumed), che mantengono fede al proprio manifesto regalandoci un disco di indubbio valore, una classica mazzata grind in cui le violentissime sfuriate in blast beat, sono ben accompagnate da un riffing lineare e coinvolgente, tanto da rendere le brevi tracce facilmente assimilabili e a dir poco irresistibili. Grazie a qualche assolo fulminante e a rallentamenti posizionati nei posti giusti, si crea quel tocco di variabilità, quel feeling tanto ricercato dai nostri, che farà la felicità di parecchi estimatori del genere, ne sono sicuro. Un aiuto in questa direzione viene dato dalla produzione, ruvida e potentissima, che ci regala fedelmente la prestazione del trio.

Un disco concreto, fatto di tanta passione, dedizione al genere, sudore, di sana voglia di suonare rumorosamente e velocemente senza badare troppo al risultato. Almeno questo ci fanno credere i Cretin, che ci regalano un album che invece è riuscito molto bene: perfettamente diretto, divertente, e old-school. Freakery riuscirà a far scatenare anche l'ascoltatore più pacato, e se durante l'ascolto vi troverete a dimenarvi nella vostra stanza senza riuscire a pensare ad altro, allora i Cretin avranno raggiunto il loro scopo.



Tooth and Claw
Tazer
Daddy's Little Girl
1. Uni-Tit

2. Cook the Cupcake

3. Cockfight

4. Object of Utility

5. Creepy Crawlies

5. Walking a Midget

6. Uncle Percy

7. Dirt Eater

8. Mannequin

9. A Fowl Fetish

10. Making Roadkill

11. The Yawning God

12. Profane

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool