Lene Marlin
Twist The Truth

2009, EMI
Pop/Folk

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 10/06/09

Ogni estate è accompagnata dai suoi tormentoni musicali. Spesso si tratta di canzonette frivole, dal ritornello orecchiabile, che non si fanno sopportare per più di due o tre giorni. Per nostra fortuna, capita anche di imbattersi in qualche eccezione. Ricordo ancora quando, agli albori della stagione calda di 10 anni fa, in mezzo ad un mare di banalità, arrivò lei, in punta di piedi. Timida e innocente, giovanissima, con un viso acqua e sapone, un caschetto biondo ed una chitarra sotto il braccio… Ricordo ancora le note e le parole di quella canzone così tremendamente pop, ma, allo stesso tempo, tremendamente vera. Quella malinconica “Unforgivable Sinner”, che, grazie alla sua incontaminata purezza, fece innamorare l’Italia di Lene Marlin, la tipica voce del Nord, fragile ed eterea…

La vena easy listening degli esordi, in realtà, era un’antifona che lasciava presagire il peggio, da un punto di vista qualitativo. A due lustri dall’esordio, la cantautrice di Tromsø si ritrova oggi con quattro album alle spalle che, tra tante, troppe sbandate commerciali (dietro alle quali non è affatto difficile scorgere lo zampino di un’etichetta invasiva) ed una manciata di canzoni degne di nota, le hanno fruttato la modica cifra di 4 milioni di copie vendute in tutto il mondo... Gli anni, però, passano per tutti, e Lene, ormai sulla soglia dei 29 anni, è finalmente riuscita a regalarci un disco intimista, emozionante, maturo ed interamente acustico, che arriva quasi inaspettato dopo le azzardate tentazioni pop/rock di “Lost In A Moment”. L’emozione è la stessa degli esordi, o forse addirittura più grande, considerato che la bella norvegese, nel corso di tutti questi anni, non ha mai suonato in maniera così spontanea. Non sembra nemmeno lei, alle prese con la chitarra acustica gentilmente accarezzata della ballata folk (“Everything’s Good”) che ha il compito di introdurci tra i placidi flussi sonori ed emotivi di “Twist The Truth”.

È proprio il caso di dirlo: la signorina Pedersen è cresciuta ed è diventata una donna… Nemmeno il singolo di lancio, “Here We Are”, suona più così prevedibile ed adolescenziale; anzi, oltre ad essere costruito su una linea vocale toccante, si fregia di tonalità nostalgiche che rimandano alla più florida scena cantautorale nordica di ieri e di oggi, che di artiste giovani e talentuose è sempre stata gremita (basta citare Anna Ternheim, Stina Nordenstam, Marit Larsen, Kari Rueslåtten e chi più ne ha, più ne metta). È impossibile, poi, resistere alle romantiche gocce di pianoforte di una “You Could Have”, ai candidi fiati di una “I’ll Follow”, ai ritmi briosi e naïf di una “Have I Ever Told You”, agli archi introspettivi di quella che, per chi scrive, è la vera perla del disco, “Learn From Mistakes”.

Queste dieci canzoni esprimono un talento, una naturalezza ed una fragilità tipicamente femminili. Compongono un quadro scarno, dai colori tenui, ma talmente perfetto e rasserenante, che vorremmo tanto restare qui, a contemplarlo in eterno…



01.Everything’s Good
02.Come Home
03.Here We Are
04.Story Of A Life
05.You Could Have
06.I’ll Follow
07.Learn From Mistakes
08.Have I Ever Told You
09.Do You Remember
10.You Will Cry No More

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