Bolt Thrower
The IVth Crusade

1992, Earache Records
Death Metal

Recensione di Riccardo Calanca - Pubblicata in data: 24/06/09

"The IVth Crusade" è uno di quei pochi dischi Death Metal con la D maiuscola che hanno fatto scuola e che ancora oggi riescono a riempire di soddisfazione migliaia di fans in tutto il mondo.

Inghilterra, 1992. I Bolt Thrower sono sull’onda del successo in Europa grazie ai precedenti dischi "War Master" e "Realm Of Chaos". Nessuno, probabilmente nemmeno la Earache, si aspettava il cambio di sound tanto definito quanto sostanziale che venne adottato dalla band di Coventry con il loro quarto disco, che segna l’inizio di una nuova era per la band inglese e la nascita di uno stile che verrà solo perfezionato e mantenuto negli anni successivi fino ad oggi.

Quando uscì "The IVth Crusade" molti dei vecchi fans storsero il naso, e non con poche motivazioni. La musica diventa esasperatamente ritmica, granitica, massiccia, lenta, uno schiacciasassi che demolisce un chilometro di pietre, un carroarmato che avanza inesorabile. Spariscono i già scarsi blastbeat e classici “tu-pa-tu-pa”, le atmosfere si fanno pesantissime, le linee vocali si inaspriscono fino all’esasperazione, il growl di Karl Willets non era mai stato così profondo e carico d’odio, mentre i testi rimangono sempre incentrati sulla guerra e sull’estinzione. I tempi di batteria vengono letteralmente dimezzati, caricati di doppia cassa e di suoni più definiti, pesanti, le chitarre acquistano quel sound che contraddistinguerà i Bolt Thrower per sempre e li renderà uno dei migliori gruppi death metal del pianeta.

Le chitarre sono il vero cambiamento. Il leader e chitarrista Baz Thompson decide che da questo momento in poi i Bolt Thrower sarebbero diventati il gruppo più pesante e massiccio della storia, cambia l’accordatura e il songwriting, i pezzi acquisiscono maturità: la ritmica è l’elemento portante, decide la struttura e l’evolversi del brano, mentre la seconda chitarra si dedica alle armoniche e agli assoli, da sempre orientaleggianti. Anche le melodie vocali vengono costruite con metodo sulle armoniche, e infine la batteria: da arrangiamenti molto confusi ed affrettati, che trovano la massima espressione nel primo album “In Battle There Is No Law”, si passa ad un drumming più moderato, definito ed essenziale, fino ad assumere quell’andamento macinasassi prima menzionato, che conferisce ai Bolt Thrower un vero e proprio muro di suono personale, originale e maledettamente death metal.

"The IVth Crusade" è un disco insidioso. Si scava dentro l’ascoltatore un posto sempre più profondo, è uno di quegli album che lasciano il segno. Ovviamente con la dovuta carica di gusto personale, dal momento che molti potranno trovarlo noioso e ripetitivo, lento e troppo diverso da qualsiasi altro genere di musica estrema, ma è proprio questa la vera grandezza dei Bolt Thrower: a partire da "The IVth Crusade" in poi (che considero come l’album della svolta e della maturità sonora), la band esce da ogni definizione e da ogni etichetta, creandosi uno spazio personale e un proprio modo di fare death metal che non si ritrova in nessun altro gruppo e che influenzerà negli anni a venire un grande numero di band e musicisti in tutto il mondo.

Non è un album per tutti, non è un disco che si fa apprezzare immediatamente, pezzi come "Ritual", "Spearhead" e "As The World Burns" vanno ascoltati più volte, con una seria dose di odio in corpo, altrimenti vi annoieranno e basta. A completamento di un album quasi perfetto rimangono una splendido artwork con un dipinto di Delacroix (1840) in copertina, che ritrae l’entrata dei crociati a Costantinopoli e una produzione decisamente migliore rispetto ai precedenti dischi. Masterpiece!



01.The IVth Crusade

02.Icon

03.Embers

04.Where Next to Conquer

05.As the World Burns

06.This Time It's War

07.Ritual

08.Spearhead

09.Celestial Sanctuary

10.Dying Creed

11.Through the Ages (Outro)

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool