PJ Harvey
To Bring You My Love

1995, Island Records
Rock

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 25/06/09

Recensione a cura di Claudio Afferrante

Una leonessa in tacchi a spillo e rosso vestito attillato, trucco violento e fisico snello, la sua voce, un tuono. Questa fu Polly Jean Harvey nell’ormai lontano 1995. Dentro quel vestito, sotto quel trucco, si nascondono i fantasmi e le ossessioni che danno luce al terzo album della cantautrice, “To Bring You My Love”, dal titolo già di per sé molto eloquente, su quello che sarà il tema affrontato in questo percorso: l’amore, quello perso, quello rifiutato, quello supplicato e, letteralmente, affogato.

Chi è PJ Harvey? Una donna, prima di tutto. In secondo luogo, una cantautrice, un aedo moderno, un’artista, una provocatrice, un’ispirazione, un’interprete. Sono tanti i costumi ed i personaggi interpretati dal soprano della Harvey; tutto comincia nel 1992, con “Dry”, full-length volutamente malizioso e sfacciato, seguito nel 1993 dall’acclamatissimo e più curato “Rid Of Me”. A suo fianco, il bassista Steve Vaughan ed il batterista ed amico Rob Ellis.

Giunge quindi il 1995, rea di un album di demo ed inediti, Polly si lascia alle spalle l’omonimo trio, per dedicarsi ad una carriera solista a tutto tondo. Affidata la produzione a Flood (Mark Ellis) e John Parish ed abbandonato il primordiale rock degli album precedenti, la strega del Dorset abbraccia un blues dannato, spesso di ispirazione Bad Seeds, comprensivo di piccole sperimentazioni giunte all’apice con “Is This Desire?” (1998).

Agli statici accordi di chitarra della titletrack è affidata l’apertura dell’album, mentre una vibrante quanto oscura PJ racconta dei sacrifici e delle privazioni subite per ‘portare il suo amore’: “Ho scalato le montagne, ho attraversato il mare, sono caduta dal paradiso, sono caduta sulle mie ginocchia. Ho giaciuto con il diavolo, ho maledetto Dio, ho rifiutato il Paradiso, per portarti il mio amore.” A seguire, “Meet Ze Monsta” ci introduce in territori acidi quanto oppressivi, e se la sensuale e soffusa “Working For The Man” e la vivace “C’Mon Bolly”, lasciano spazio a brevi respiri, ben presto si ritorna nella tenebra, con la morte di “Teclo”, la cui atmosfera funerea ed opprimente crea un pathos di simil-suspance che raggiunge il culmine dell’emotività grazie ad un’interpretazione vocale sofferta ed inquietante, perfetto preambolo (che poi preambolo non è) per l’esplosione di rabbia in “Long Snake Moan”: rock graffiante, liriche provocanti ed occhi rossi di desiderio; è questo l’orgasmo del serpente che sembra non voler lasciare il posto all’infanticidio elettronico di “Down By The Water”, primo e fortunato singolo, che introduce inaspettatamente l’ascoltatore in ambienti sperimentali, che ritroveremo ben presto nella discografia della cantautrice. Se nei brani precedenti, l’amore era identificabile in un partner, in un padre o in una sveltina, questa volta PJ veste i panni di una madre assassina che affoga la propria figlia e tra le braccia della follia, piange il suo gesto. Si ritorna poi nell’eco dell’inquietudine con la richiesta di sicurezza di “I Think I’m a Mother” e alle vivaci preghiere in stile “C’Mon Billy” di “Send His Love To Me” per giungere infine all’ending theme “The Dancer”, ultima, disperata e sensazionale implorazione su un caratteristico organo hammond e una solleticata chitarra, affinché torni pace nel vuoto e nero cuore di una donna abbandonata.

In conclusione, in un epoca come questa, in cui l’amore non ha più unicità, in cui la sensualità non ha classe e l’essere umano è spaventato da se stesso, un ascolto di quest’album, gioverebbe senz’altro. La PJ Harvey primordiale, diventa matura, studia le sensazioni come fossero dipinti e partorisce arte. Sia ben chiaro, non c’è nulla di immediato, per comprenderlo, per apprezzarlo, bisogna entrarci lentamente, in punta di piedi, ennesima caratteristica di un capolavoro.


Grazie, Polly.





01. To Bring You My Love

02. Meet Ze Monsta

03. Working For The Man

04. C’Mon Billy

05. Teclo

06. Long Snake Moan

07. Down By The Water

08. I Think I’m a Mother

09. Send His Love To Me

10. The Dancer

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