Blackmore's Night
Secret Voyage

2008, SPV
Renaissance Rock

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 27/06/09

Allorché ebbi l’alto onore di ascoltare Vostra Maestà durante l’esecuzione dell’antico canto, fui testimonio dell’ardore con cui lo insegnava, e della cura attraverso la quale l’illustre ingegnoso dello strumento raccontava quel secolo…

 

La sensazione di quiete e di stasi introspettiva, un alone di misticismo generato da un chitarrista in simbiosi coi suoi strumenti e da un gruppo che lo segue in ogni singolo movimento, ad ogni singolo respiro. Ritchie Blackmore, uomo come un moderno menestrello, è tornato.
In tutta onestà, dopo il successo in termini di vendite degli ultimi due dischi, la compagnia del Man In Black e di sua moglie Candice avrebbe potuto vivere di rendita rilasciando un disco molto più commerciale di Secret Voyage, studiato per la massa, mantenendo una certa costanza/distanza tra pezzi acustici, cover di Rainbow/Deep Purple e qualche inserto elettrico per la gioia dei vecchi fanatici. E invece…
Non ci sono cover che tengano, non importa se ci sono musicisti che vengono e musicisti che vanno, non esistono influenze negative da parte di etichette e di promotori: conta soltanto la musica e la passione per i tempi antichi, la chitarra acustica di Ritchie Blackmore e il canto soave di Candice Night, poesia e dedizione, tutte le caratteristiche di un disco, Secret Voyage, che rilancia nuovamente i Blackmore’s Night e che supera di gran lunga tutte le attese e le aspettative riversate sul nuovo scrigno platinato.

 

Ripercorrendo con il pensiero gli elementi delle antiche tradizioni musicali, che hanno trovato nuova espressione e nuova linfa dopo l’avvento dei Blackmore’s Night, non possiamo non far memoria con devota ammirazione al passato dei cantastorie britannici, che da poco hanno festeggiato il decennale di una carriera in continua ascesa. Il tutto prima di andare a favoleggiare sul viaggio segreto.
Qualcuno di voi ricorderà i bei tempi passati con la compagnia di menestrelli, immersi in un anfratto delle verdeggianti regioni tedesche, ai piedi dei castelli rinascimentali, nei sobborghi medievali, nelle suggestive corti, all’interno dei teatri italiani, nei luoghi che ognuno di noi ha già sognato da bambino, quei luoghi che ritornano prepotentemente alla ribalta con l’aiuto di brani estratti dai cinque capolavori più uno, quello di oggi, e se vogliamo il più antico di tutti.
Pazienza se dovremo rassegnarci alla mancanza delle sorelle Posner, Lady Nancy e Lady Madeline, pazienza se Sir Robert Of Normandie ha lasciato nel momento migliore per dedicarsi alla famiglia, diamo piuttosto il nostro benvenuto a Gypsy Rose (finalmente è tornato il violino) e al polistrumentista Earl Grey of Chamay, due splendide promesse, due grandi scoperte. Passiamo alla rassegna del viaggio segreto, punto per punto…

 

PAST TIMES WITH GOOD COMPANY

 

La miscredenza popolare ha partorito una leggenda metropolitana che racconta di un Richie Blackmore a tal punto ipnotizzato dalla bella e iridescente Candice Night da obliare perfino il Rock, pensate: il Dio del Rock che dimentica il Rock, fino ad abbandonarsi alle danze cortigiane. Niente di più falso.

Richard Hugh Blackmore è da sempre ispirato dalla musica antica, e da sempre ne ascolta. Il progetto Blackmore’s Night non è altro che una genuina evoluzione (o involuzione se preferite, si torna indietro nel tempo) del suo percorso musicale, che ha “accusato” i primi sintomi già ai tempi di Sixteen Century Greensleeves e di Temple Of The King: Candice Night il trait d’union che ha legato rinascimento e chitarrista numero uno al mondo. Ora l’acustica non è più un segreto, sei dischi, escludendo il tributo natalizio Winter Carols, lo dimostrano.

Che Shadow Of The Moon abbia spiazzato critica, pubblico, addetti ai lavori ed etichetta discografica lo sappiamo; è oggi che ne possiamo coglierne lo spirito, godendo di brani quali "Minstrel Hall", "Renaissance Faire", "Play Minstrel Play", rispettivamente il miglior brano strumentale acustico realizzato, una danza tradizionale rinascimentale e una revisione della famosa melodia di Pierre Attaignant.
La replica è quella di Under a Violet Moon, altra celebrazione della notte e della luna che seguiva di pari passo il primo disco, sfuggendo alle obiezioni di un pubblico interdetto: il suono era ancora acerbo ma le composizioni perfettamente lineari e riconoscibili. Candice Night ha cancellato la sua timidezza con il terzo sigillo, Fires Ad Midnight, ad oggi il disco che unisce nella forma e nella sostanza il vecchio corso di Ritchie e Candice col nuovo corso, cominciato con il capolavoro Ghost Of A Rose, ripreso con lo strabiliante The Village Lanterne e culminato con l’ultimo Secret Voyage. Non solo notte e luna dunque, ma anche natura, leggende, storia, arte, letteratura e tanta, tanta fantasia.

SECRET VOYAGE – Il primo racconto…

La lanterna si riaccende, non per essere messa sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutto quanto il villaggio.
La ripartenza è di quelle eroiche, God Save The Keg introduce Secret Voyage orchestrando una melodia che ci porteremo sino in fondo: al termine il canto gregoriano sulle note della famosa Stella Splendens e l’attacco di Locked Within The Crystal Ball. Otto minuti che si trasformano nel pezzo più epico mai scritto dalla band: nuova strumentazione, liriche e arrangiamenti maestosi prima della chitarra elettrica che Ritchie fa cantare in un classico duetto con la compagna Candice. Riuscirete a scorgere il futuro nella palla di cristallo?
E’ il turno di una melodia tradizionale francese, quella di Gilded Cage che nella prima strofa fa il “verso” a “O Sole Mio”. Sale in cattedra Gipsy Rose, novella violinista, qui e nella successiva Toast To Tomorrow, la grande sorpresa del disco ispirata da un brano folk russo (che può facilmente essere equivocato con tarantelle siciliane/napoletane). Toast To Tomorrow è il pezzo più solare, fatto per ballare e cantare fino ai fuochi di mezzanotte.
A proposito, quando cala l’oscurità è Ritchie Blackmore a confortarci con Prince Waldeck’s Galliard, la nuova "Minstrel Hall", ispirata da una roccaforte tedesca (Schloss Waldeck) e dalla storia del suo principe: lacrime di rugiada sulle note della chitarra acustica che sembra avere un cuore e un respiro.

Non manca la cover, è la volta di Rainbow Eyes che racchiude tutto lo stile e la magia dei Blackmore’s Night, ma le sorprese non sono finite.
Riprendiamo da quel “e invece…” lasciato in sospeso nel cappello introduttivo: i menestrelli avrebbero potuto staccarsi dal rinascimento per proporre qualcosa di più moderno e invece tornano ancora più indietro nel tempo soffermandosi più e più volte nel medioevo. The Circle sconfina nelle atmosfere tipiche del Mittelalter Rock, Sister Gypsy è una favola medievaleggiante cesellata da violino e flauto, Peasant’ Promise una melodia tradizionale inglese che si traduce in un pezzo da cinematografia fantasy: una canzone che avrebbe fatto felice lo stesso Conan.
C’è anche un tributo a Elvis, Can’t Help Falling In Love che i Blackmore’s Night si sono divertiti a rimodellare, c’è la fiaba di Far Far Away che si avvicina ai migliori brani di Enya e la chiusura di Empty Words, una ripresa ammaliante della melodia introduttiva che incorpora un assolo (manco a dirlo) fenomenale di Blackmore, che pare addirittura improvvisato al momento della registrazione.

SECRET VOYAGE – di fiaba in fiaba…

God Save The Keg: introduzione micidiale, forse la migliore di sempre targata Blackmore & Night, tre minuti di magia allo stato puro che riscaldano il cuore fino all’apogeo gregoriano di Stella Splendens, melodia che esalta gli otto minuti del brano di apertura.

Locked Within The Crystal Ball: eccolo qui in tutto il suo splendore. Il nuovo gioiello dei menestrelli è impreziosito da un solitario che pochi di noi avrebbero sperato di vedere, di ascoltare, una traversata epica impostata da Candice e rifinita dalla Fender Stratocaster di Ritchie. Tutto il brano gira attorno alla melodia di Stella Splendens, suonata con chitarre acustiche, elettriche, hurdy & gurdy, flauti: otto minuti infiniti, come il piacere di riascoltarlo giorno dopo giorno.

Gilded Cage: il violino prende il sopravvento, spicca il volo sul resto degli strumenti dopo un intermezzo acustico da brividi targato Blackmore, canticchiate “O sole Mio” sulla prima strofa, non dimenticherete mai il ritornello. Gilded Cage è un pezzo che prende forma e colore alla lunga, qualche ascolto in più del solito e non potrete farne a meno.

Toast To Tomorrow: sorpresa delle sorprese. Chi si aspettava la nuova Home Again o il bis di Olde Mill Inn non resterà deluso, bensì stupito dalla melodia tradizionale proveniente dalla Russia e dal refrain scanzonato di Toast To Tomorrow. E Candice pare divertirsi come non mai sulle note di questo inno alla vita.

Prince Waldeck's Galliard: dalla Russia contemporanea al medioevo centro europeo. Prince Waldeck’s Galliard è un componimento strumentale che accarezza l’indimenticabile Minstrel Hall. In un’ipotetica top-five posizionerei questa gemma al terzo posto dopo l’inarrivabile stanza del menestrello e dopo Beyond the Sunset… poco più in là, e in ordine sparso, Memmingen, Nur Eine Minute, Durch den Wald zum Bachhaus, Catherine Howard's Fate e Winter (Basse Dance). Dedicata a un castello tedesco e alla storia del suo principe.

Rainbow Eyes: il brano dei Rainbow era una richiesta costante dei fan di tutto il mondo e i Blackmore’s Night ci hanno accontentati arrangiando il pezzo a loro modo e trasformandolo in una canzone adatta ai vecchi e ai nuovi sostenitori. Il protagonista, neanche a dirlo, è Ritchie Blackmore che rispolvera uno dei suoi capolavori e lo forgia a sua immagine e somiglianza… quella odierna naturalmente.

The Circle: da qui in poi si torna ancor più indietro nel tempo, dimenticate rinascimento, strutture e fonemi della nostra epoca (con un paio di eccezioni), ci aspetta un lungo salto nel medioevo.
The Circle ha un taglio melodico tipico del Mittelalter rock, e il giro degli strumenti a fiato rapirà la vostra attenzione fino al momento del coro evocativo a centro brano. Come da prassi Blackmoresnightiana, la strofa finale è alzata di tono per dare più incisività, vigore e intensità.

Sister Gypsy: ancora medioevo, ancora il violino di Gypsy Rose per un pezzo che pare sia stato scritto per la nuova arrivata. Fiabe e sortilegi si incontrano in un titolo che porterete dentro di voi sino al calar della luna, immersi in uno di quei luoghi che vi accennavo poco fa, nel verde dei boschi che vi circondano e accanto ai suoni della natura. Lasciatevi cullare.

Can't Help Falling In Love: i Blackmore’s Night amano sorprenderci come sapete, non solo abbozzando una spensierata Toast To Tomorrow in questo caso, ma omaggiando Elvis Presley con una cover che ha tutte le carte in regola per accontentare ognuno di noi. Allietatevi col nuovo arrangiamento e “aiutate” Candice a portare fino in fondo un pezzo che è un ritornello lungo due minuti e mezzo.

Peasant Promise: confesso che ho un debole per Peasant Promise, e ne avranno tutti coloro che amano il fantasy e il medioevo, sempre lui. Percussioni ridondanti dopo l’apertura eterea di Candice, alternati agli strumenti a corda e a fiato per un brano che si adatterebbe facilmente come colonna sonora di un film di Conan. Se i giochi di ruolo e il Signore degli Anelli sono la vostra passione, fate tornare in vita tutti i personaggi con Peasant Promise.

Far Far Away: la fase finale del disco ci presenta due delle canzoni più belle di sempre. Far Far Away, come intuirete dal titolo, è un pezzo che riporta all’antico splendore le fiabe, noi ci ricordiamo quelle dei fratelli Grimm, quelle di Collodi, quelle di Charles Perrault, favole che sembrano incrociarsi nel regno di Molto Molto Lontano: magari riuscirete a scorgere anche l’ombra dell’orco Shrek, e probabilmente è qui che sottrarrete la sfera di cristallo alla Regina Grimhilde.

Empty Words: riuscirete a non versare una lacrima sulle note di Empty Words? L’epilogo di Secret Voyage è una melanconica ripresa dell’introduzione del disco, God Save The Keg, e il tenero canto di Candice cercherà di sciogliervi tra il tepore della principesca melodia, l’improvvisazione acustica (perché sono convinto che di improvvisazione si tratta) di Ritchie Blackmore vi condurrà definitivamente nella dimensione parallela attorno al quale gravita il disegno di un disco da sogno. Bentornati menestrelli.

 

Impensabile non consigliare un disco come questo ai “deboli di cuore”, a voi, che attraverso la musica amate spaziare fino a superare i confini della fantasia. Secret Voyage è un disco che non mancherà di deliziare i conoscitori ma che troverà nuovo sfogo nei fortunati che incapperanno nel suo sentiero.
Ammiriamo e incoraggiamo la volontà dimostrata in questi anni dai paladini del Renaissance Rock, che perseguono con determinazione sulla via della magia. I Blackmore’s Night sono meritatamente seduti sul trono di un regno che auguro prospero per l’intero panorama musicale, una formula antica e una guida per dar corpo al desiderio di tornare indietro nel tempo. E riescono nell’impresa: siano per sempre lodati.





01.God Save The Keg
02.Locked Within The Crystal Ball
03.Gilded Cage
04.Toast To Tomorrow
05.Prince Waldeck's Galliard
06.Rainbow Eyes
07.The Circle
08.Sister Gypsy
09.Can't Help Falling In Love
10.Peasant's Promise
11.Far Far Away
12.Empty Words

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