Gabriele Bellini
Evolution

2009, Poci One Records
Rock

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 01/07/09

“Io so che dodici note in ogni ottava e la varietà del ritmo mi offrono delle opportunità che tutto il genio umano non esaurirà mai.” [I. Stravinsky]

Che faticaccia inquadrare Gabriele Bellini in un unico genere. Non che le etichette mi piacciano, ma nel nostro campo sono spesso necessarie per assistere l’eventuale acquirente di un disco.
Rock, etichetta generica dunque, perchè il nostro Gabriele è un chitarrista dalle larghe, larghissime vedute e di fatto non ci propone un lavoro collocabile all’interno di uno schema predefinito, dentro “Evolution” troveremo di tutto: dall’elettronica alla fusion, dallo shoegaze all’orchestrale, dal pop al rock mainstream… improvvisazioni comprese. Ma chi è Gabriele Bellini?


Aveva solo 11 anni quando ha imbracciato per la prima volta una chitarra per poi cominciare i suoi studi da autodidatta. La sua prima band a vent’anni, gli “Exodus” (non quelli della bay area naturalmente) ma è con gli “Hyaena” che ha raggiunto i suoi primi traguardi: 2 vinili e 3 cd. Tra mille collaborazioni e concerti, Grabriele ha avuto il tempo di suonare negli “Shining Fury” (gruppo prodotto da “Metal Blade”), nel 2007 ha iniziato a girare con il suo gruppo solista e nel frattempo ha aiutato la iena Andrea Agresti a pubblicare il suo primo disco dal titolo che è tutto un programma: “L’agresti mai detto?”.


Veniamo a noi. “Evolution” è sperimentazione allo stato brado, qualcuno penserà a questo disco come a qualcosa di “folle”, ma è proprio nella follia della mente del nostro autore che va ricercata quella genialità compositiva che in Italia sta scemando di disco in disco. Chitarre elettriche e acustiche sono all’ordine del giorno, la strumentazione a disposizione è pressoché impossibile da elencare per intero, perciò mi limito a segnalarvi le Ibanez Custom e Rb Series, la Ibanez classica elettrificata, la Fender Squire customizzata e la Takamine acustica con cassa Jumbo.
Il minimo comune denominatore dell’album può essere ricercato nella capacità di “trasmettere un messaggio” attraverso lo strumento, centellinando l’ausilio di testi e voci. Il concept si snoda attraverso tematiche che presuppongono ricerca, sogni, realtà, conoscenza e, soprattutto, futuro: è questa la parola che sentirete più spesso tra un tapping ritmico/percussivo (“The Jump Off”), intrecci armonici (“Mysticality”), jam dal gusto etereo (“Harmonicus”) e atmosfere epiche (“Alive From The Future Show”).


Un disco funambolico ma ricolmo di espressività, un viaggio intricato nella mente di un artista che prenderà la parola più spesso nel variegato (e malato) mondo della musica italiana. Una pecca c’è: la produzione poteva e doveva essere curata meglio affinché i ogni singolo particolare potesse risaltare all’occorrenza. Per ora va bene così, bravo Grabriele.





01. The Jump Off
02. X time
03. Polyphemus A.E.
04. Alive From The Future Show
05. Primitive
06. World Nreath "Reprise"
07. Dread
08. Quel Che Vedo
09. Mistycality
10. The Essence 
11. L'Equilibrio
12. Lunamatrix Park
13. Collectivity "Crash Pull"
14. Tele-Vision
15. Harmonicus

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