Luna Mortis
The Absence

2009, Century Media
Metalcore

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 07/07/09

I nuovi pargoli di casa Century Media rispondo al nome di Luna Mortis e, neanche a farlo apposta, si presentano con l’avvenente vocalist di turno dietro al microfono. Sulla scia del successo ottenuto dai compagni d’etichetta In This Moment e The Agonist (entrambi recensiti sulle nostre pagine), i Nostri ci offrono un heavy metal ad altissimo tasso melodico che non disdegna tuttavia incursioni presso territori più marcatamente estremi, soprattutto per quanto riguarda l’operato della bella Mary Zimmer, diviso tra classiche clean vocals ed un astratto cantato gutturale che tanto ricorda la scena metalcore americana. La qualità del suono, a volte fin troppo pulita, evidenzia una produzione di prima classe affidata a Jason Suecof (già al lavoro per Trivium ed All That Remains) e le più che buone capacità tecnico-esecutive del gruppo del Wisconsin, precedentemente conosciuto come The Ottoman Empire.

Purtroppo, come ci ricorda un noto proverbio, non è sempre oro quel che luccica. La ricerca della poliedricità orgogliosamente palesata dai Nostri, di fatto, li porta solamente di rado, in questo loro debut album, a conclusioni degne di nota. Spieghiamoci meglio. Le intenzioni dell’opener “Ash”, ad esempio, appaiono buone: il ritornello ultramelodico si stampa in testa sin dal primo ascolto, mentre le strofe travolgono l’ascoltatore con scariche d’aggressività ben calibrate e mai fuori luogo, ma la canzone lascia trasparire una preoccupante confusione di fondo che emergerà in maniera più concreta negli episodi successivi.

Al cospetto di composizioni così dispersive ed altalenanti non è affatto difficile perdere il filo del discorso. Gli stessi Luna Mortis appaiono bloccati all’interno di una rete di eterne indecisioni: clean vocals o growl? Melodia o potenza? Orecchiabilità o violenza? In fin dei conti, non è un caso se gli unici episodi veramente riusciti sono quelli che tendono esplicitamente o verso la prima (quella più easy-listening) o verso la seconda (quella più estrema) facciata del sound dei Luna Mortis, come la semi ballad in salsa pseudo-gothic “The Departure”, la rockeggiante “Forever More” (potenziale hit-single) o le conclusive “Last Defiance” ed “Embrace The End”, che attirano la nostra attenzione grazie ai loro richiami progressive death.

Insomma, laddove andrebbe calcata maggiormente la mano, il growl di Mary batte spesso in ritirata, mentre nelle parentesi più melodiche (e ne troviamo veramente tante in questo “The Absence”, forse troppe) le linee vocali risultano addirittura insicure e prive di pathos. Una presa di posizione netta e definitiva aiuterebbe sicuramente la band a riorganizzare al meglio le proprie idee; per ora, questo ibrido di generi ed influenze convince soltanto a sprazzi.



01.Ash
02.Ruin
03.Reformation
04.This Departure
05.The Absence
06.Forever More
07.Never Give In
08.Phantoms
09.Last Defiance
10.Embrace The End

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