Rainbow
Rising

1976, Polygram
Hard Rock

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 08/07/09

Mai titolo fu più azzeccato per questo album che consacrò i Rainbow come progenitori dell’epic metal, nonché dell’heavy. Nati dalla mente esuberante, instancabile ed incandescente di Ritchie Blackmore, e dalle ceneri degli Elf di Ronnie James Dio, rappresenta la seconda uscita discografica della band e vide la luce nel lontano 1976.
Sostituiti Soule, Gluber e Driscoll, rispettivamente tastierista, bassista e batterista, con Tony Carey, Jimmy Bain e Cozy Powell, questo lavoro è all’insegna dei testi fantasy, dalle visioni sognanti e dalle ambientazioni ricche di colori e di maestosità.
C’è da aggiungere anche che poche band nella storia sono riuscite a tessere arazzi ed immagini così eccelsi e vividi, anche da un punto di vista musicale: Ronnie James Dio crea i fili per l’opera d’arte, attraverso la sua voce che non teme l’età ed attraverso i suoi testi carichi di fantasia, Powell, Bain e Carey pensano ad intrecciarli, mentre Blackmore impreziosisce la tessitura, aggiungendo tocchi personali in ogni singolo intreccio, creando una solida trama, che non teme la vecchiaia, nonostante siano passati trentatré anni dall’uscita del disco.

L’atmosfera è magica a partire dal primissimo brano "Tarot Woman", dall’introduzione psichedelica della tastiera, dal sapore quasi progressive rock, per poi lasciare spazio agli altri strumenti e alla voce di Dio. Strabiliante Blackmore nel suo costruire melodie raffinate e continue con la sua chitarra, in un monologo elegante e di classe, senza eccedere o provocare noia nell’ascoltatore.
"Run With The Wolf" ci lancia senza troppe introduzioni od indugi in un ritmo che sfiora il blues, quasi a riprodurre i passi esitanti e diffidenti del lupo. Un brano accattivante, arricchito dalla voce espressiva di Dio, che conferiscono decisamente grinta al brano, assieme alla batteria sempre presente e pulsante di Powell. Giungiamo ad una fantasiosa cavalcata verso la Luna con "Starstruck", dove gli arpeggi di Blackmore sono assoluti protagonisti di questa fuga da questa misteriosa portatrice di sventura: "the lady's starstruck she's nothing but bad luck / The lady's starstruck running after me / The lady's starstruck she's nothing but bad luck". Un brano vivace, decisamente divertente e coinvolgente.
Purtroppo l’anello più debole di questo album è "Do You Close Your Eyes", un brano  catchy ed accattivante, un buon brano hard rock, ma nulla di più, che lascia piuttosto indifferenti.
Non lascia assolutamente indifferenti il capolavoro vero e proprio di questo album: "Stargazer" è un gioiello sotto tutti gli aspetti, a partire da quello compositivo, per arrivare al testo, una vera e propria storia di uno schiavo che costruisce una torre per conto di un mago, giorno dopo giorno sempre più alta nel cielo. Lo schiavo ripone sempre più speranza nella costruzione della torre, poiché non fa che quello da anni, e, quando il mago improvvisamente muore, cadendo dalla torre, si ritrova sconvolto senza più un senso per la propria vita.
Il brano è esattamente la torre che si erge alta nel cielo, ed i maghi in questo caso sono i Rainbow: a partire dall’assolo scatenato della batteria, che ci immerge nelle melodie maestose di questo brano. E’ un crescendo di pathos e di intensità, nota dopo nota, e Dio è un perfetto narratore, espressivo come pochi, e memorabile è la disperazione che carica il ritornello: "We built a tower of stone / With out flesh and bone / Just to see him fly / Don’t know why / Now where do we go?"
L’arcobaleno sorge in questa canzone, maestosa ed epica, e l’assolo di Blackmore è memorabile, con ricami orientaleggianti e virtuosi. Al termine del brano si possono sentire degli archi, che accentuano la drammaticità del brano.
L’apoteosi vera e propria si raggiunge con la sesta ed ultima canzone dell’album: "Light In The Black". Una cavalcata tra tempeste e tuoni – che sembrano essere ricreati dall’instancabile Cozy Powell, che martella a ritmo forsennato la sua batteria con una micidiale doppia cassa per gran parte del brano – alla ricerca delle stelle e della luce accogliente di casa. Straordinario a metà brano l’assolo delle tastiere, accompagnato da Blackmore in stato di grazia. Gli acuti di Dio sono da brivido assoluto.

Questi erano i Rainbow nella loro massima espressione, dove il loro arcobaleno personale era sorto trionfante e splendeva iridescente su tutto il mondo della musica.
 



01.Tarot Woman

02.Run With The Wolf

03.Starstruck    

04.Do You Close Your Eyes

05.Stargazer

06.A Light In The Black

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